La cultura è ripartita, con i musei e tutti i grandi contenitori d’arte aperti al pubblico, così come tutto il resto del sistema culturale e creativo chiuso per lockdown da oltre un anno. Un sistema che nel 2020 “ha retto” rispetto all’anno precedente e offre lavoro in Umbria a quasi 8mila persone.
Le imprese di questo sistema sono al centro di un approfondimento condotto dalla Camera di Commercio dell’Umbria che accende i riflettori su uno dei settori che, anche a causa del distanziamento, ha sofferto di più le conseguenze causate dalla pandemia. Al 31 dicembre 2020 le imprese iscritte al Registro della Camera di Commercio dell’Umbria sono 2.790, con un forte sbilanciamento in termini di presenza nella provincia di Perugia dove operano 2.122 aziende, mentre a Terni sono localizzate 668 imprese. Il sistema produttivo culturale e creativo ha occupato nel 2020 in Umbria 7.650 persone, di cui 6.351 nella provincia di Perugia e 1.299 a Terni. Su base tendenziale non ci sono particolari scostamenti rispetto al pre-pandemia. Nel 2019 infatti le imprese registrate erano al 31 dicembre 2.759, sostanzialmente in linea al 2020 anche il numero degli occupati, 7.679 a fronte dei 7.650 del 2020. Il settore più rappresentativo in Umbria è quello delle “Attività professionali scientifiche e tecniche” (che coinvolge le attività di design specializzate, le attività fotografiche, agenzie per lo spettacolo e lo sport) con 817 imprese registrate in regione, ossia quasi un terzo delle imprese totali. Seguono le aziende che operano nel settore del divertimento e intrattenimento, 702 le imprese registrate, a seguire con 489 imprese, le aziende creative legate agli studi di architettura e ingegneria.
Sul versante occupazionale, il settore che occupa più addetti è quello legato all’intrattenimento e al divertimento con quasi 3mila addetti in Umbria (2.984) sui 7.650 totale.
“Il settore economico creativo e culturale ha enormemente sofferto gli effetti della pandemia, precisa il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni, direi che, insieme al comparto legato al turismo, è quello che ha sofferto di più. I dati che fotografano il numero delle imprese presenti in regione sono sostanzialmente stabili rispetto al pre-pandemia, ma sarà nel 2021 che dovremmo aspettarci le maggiori conseguenze anche dirette sul fatturato delle imprese. La cultura – prosegue Giorgio Mencaroni – è un asset strategico in grado di creare valore economico e occupazionale, ma occorre investire di più su questa infrastruttura, non dobbiamo dimenticare che noi siamo il Paese del made in italy, ossia il Paese dove manifattura e creatività hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo”.
Il 2021 non regalerà numeri al rialzo. I dati sul dinamismo dei settori coinvolti, aggiornati al 31 marzo 2021, consegnano un saldo negativo tra aperture e cessazioni (42 le nuove aziende a fronte di 48 cessazioni), mentre gli addetti risultano 7.708.