La richiesta di attenzione viene da una cittadina che si è messa, gambe in spalla, a verificare la flora che è sparita dalle parti del Centro storico e dintorni. Intanto l’attenzione è rivolta verso il bellissimo mandorlo che spiegava ai narnesi mentre passeggiavano in Via Roma l’arrivo della primavera: ora non c’è più. “In città sono stati tagliati una marea di alberi, alla Rocca ho contato una decina di celtis australis, a San Girolamo due acer opalus non ci sono più da un paio di anni, al Parco della Rimembranza è stato fatto un taglio capillare. Ma l’offesa più grande è stata fatta al boschetto di cipressi che si trova all’interno della Rocca, dove vi sono ancora alcuni esemplari bruciati dell’incendio di due estati fa e mai sostituiti. Non possiamo fare a meno delle piante”.
La richiesta di una maggiore attenzione verso il patrimonio di piante di Narni è forte anche perché il rilievo viene fatto in maniera capillare ma senza che sfugga il contesto generale: insomma una pianta qui ed una là poi si perde un vero bosco. A dire la verità l’assessore Alfonso Morelli è stato ben attento a ripiantare delle essenze come per esempio al Parco Donatelli: in questi va detto che la sua non è stata, ancora, un’azione tempestiva mentre lo è stata sostenendo l’Alboreto di sant’Agostino dove sono stati messi a dimora da una associazione di volontariato, ulivi, lecci, melograni ed altri alberi da frutta. Manca invece un intervento complessivo nell’area del Suffragio, le cui “ripe” sono preda di vegetazioni infestanti e senza alcun pregio mentre potrebbero ospitare centinaia di alberi belli e di alto fusto.