Incidente sul lavoro o suicidio? A “Quarto Grado”, la trasmissione di Rete4 condotta da Gianluigi Nuzzi, è approdato il dramma di Enrico Sperandei, l’operaio morto all’interno delle acciaierie il 27 maggio del 2011.
In studio la figlia di Enrico Sperandei, Valeria. Sperandei aveva 52 anni, una bella famiglia, moglie , tre figli e nipotini. Era un uomo felice. lavorava per la TEMA, una ditta esterna con commesse all’interno della Acciaiai Speciali Terni.
La mattina del 27 maggio 2011 è stato trovato privo di vita a terra. La prima ipotesi è stata quella del malore, dell’infarto.
Quando è arrivato il 118, il medico ha subito certificato che si trattava di un incidente sul lavoro. Sperandei sarebbe caduto da un ponteggio. Passano le ore e questa versione dei fatti perde consistenza. Un testimone afferma che Sperandei era depresso, aveva problemi economici e dissidi con la moglie. Si fa strada l’ipotesi di un suicidio. I famigliari ritengono questa ipotesi assolutamente inverosimile. Non è affatto vero – dicono – che Enrico era depresso, tanto meno che avesse problemi con la moglie o economici.
Valeria non ha dubbi:”mio padre era felicissimo, appena 6 giorni prima si era sposata mia sorella Valentina”.
Secondo la Procura di Terni che ha archiviato il caso due volte, Enrico Sperandei si è lanciato da una passerella, da un’altezza di circa 44 metri.
Secondo la ricostruzione dei periti della famiglia , invece, Sperandei sarebbe stato investito, accidentalmente da un carrello, non visto dal manovratore. Le ferite riportare, in base agli accertamenti autoptici, non sono compatibili con una caduta dall’alto.
Secondo Michele Vaira, il legale che assiste la famiglia Sperandei, si è trattato “di una messinscena processuale, la storia del suicidio è completamente inventata”.
Secondo il consulente di parte, il generale Luciano Garofano, “le ferite sono compatibili con uno schiacciamento, con un mezzo che è passato sopra il torace e le gambe del signor Sperandei.E’ assurdo che il giudice non abbia valutati certi elementi e speriamo che finalmente questi elementi così chiari possano essere valutati e diano giustizia alla famiglia Sperandei”.