Cecco Angiolieri, scrittore e poeta senese del XIII secolo, appartiene a quello che viene definito il filone comico-realistico, detto anche “poesia giocosa”, della poesia toscana delle origini. Vivacissimo ed originale autore, il suo componimento più noto è “S’i fossi foco”, il cui filo conduttore è il malessere e la rabbia del poeta verso il suo mondo contemporaneo. A questo illustre italiano il Gruppo Archeologico DLF di Terni ha dedicato il primo incontro mensile dell’anno. Presso il Caffè Letterario della biblioteca comunale Fausto Dominici, docente di lettere italiane e latine presso il Liceo Tacito, ha affrontato il tema “S’io fossi foco, arderei ‘l mondo. Cecco Angiolieri, poeta comico delle nostre origini”.
“Sul finire degli anni ‘60 Cecco, grazie anche a Fabrizio De André, ebbe un rinnovato successo: è diventato una sorta di poeta ribelle, afferma il professor Dominici, un soggetto di identificazione collettiva. I suoi testi sono eversivi e ribelli ma con una componente letteraria che fa riferimento alla tradizione della poesia goliardica, perché tutto il medioevo è attraversato da questa vena comica che, in un certo senso, fungeva da valvola di sfogo per quella civiltà”.
“S’i fossi foco” è un componimento popolare, comico e dissacratorio, il cui verso iniziale è entrato nella storia della poesia riuscendo a riassumere in poche semplici righe l’intera cosmologia di quel Medioevo in cui visse, sostiene Maria Cristina Locci Responsabile Gruppo Archeologico DLF, coinvolgendo tutti gli elementi naturali in quella sorta di sfogo contro il mondo, quella burla irriverente, nonchè divertente gioco letterario in cui il poeta proclama un elenco di affermazioni costruito per assurdo, quei desideri dapprima distruttivi, quindi maggiormente reali, descritti con un’attenzione così acuta ed immediata, conclude, da ricalcare la sua umanità più vera, quell’accentuazione così esagerata di certi difetti tanto da tramutarli non solo in motivi di disprezzo ma anche d’amore”.