La pandemia ha messo tutti a dura prova. Mesi interminabili di lockdown, che appaiono oggi così distanti.
Il terrore del contagio e la vita che è cambiata dal giorno alla notte. Quel marzo di due anni fa sembra lontanissimo eppure è così vicino.
E’ la giovane autrice Sara Giubilei, psicologa clinica, a ricordare quegli interminabili giorni con il suo libro: “Il tempo che resta – la Pandemia in una clessidra”, presentato recentemente nella sala videoconferenza della Bct, a Terni
Un volume che somiglia ad un vero e proprio “flusso di coscienza” in stile James Joyce, dove pensieri, paure, emozioni si accavallano, si intrecciano, cercano un loro spazio. L’autrice trova le parole giuste per lasciare una sorta di “testamento” della pandemia, un periodo storico certamente unico, che ognuno di noi ricorderà per sempre.
Per lei, il lockdown, ha significato “fermarsi”. Una fermata lunga per guardarsi dentro e non dare più nulla per scontato.
Il libro si sofferma poi sull’importanza dei valori umani riscoperti e ritrovati. Su quanto ci sia mancato in quei mesi, abbracciare i nostri cari, la nostra famiglia.
Insomma un vero e proprio viaggio di emozioni, nitide, tra le diverse fasi della pandemia.