Aldilà della sconfitta e del pareggio che aveva portato a sperare l’intera tifoseria, non si può ignorare quanto fatto di brutto dalla Ternana nei primi 83 minuti del match contro il Venezia.
Squadra lenta, ritmi blandi, difficoltà nel trovare la giocata giusta anche con quegli uomini che ne hanno le caratteristiche tecniche come Tiscione, Tremolada e Carretta. Mai, ma proprio mai sono stati protagonisti di giocate che avrebbero potuto mettere in difficoltà la compagine di Inzaghi che chiudeva bene tutti gli spazi senza correre pericoli. Che la partita sarebbe stata difficile per il modo di giocare dei veneti lo si sapeva ma non si pensava che potesse risultare così ostica.
Tiri verso la porta di Audero pochissimi e tutti di una facilità inaudita per le parate del portiere lagunare. Per non parlare, poi, dei calci di punizione e calci d’angolo che sono stati facile preda del giovane portiere ex juventino.
La partita odierna, insomma, ha mostrato crudelmente a chi forse lo sottovalutava che in serie B non bastano l’aggressività, la voglia di lottare e le motivazioni. Aiutano ma non bastano! Occorre qualcosa in più, la qualità dei singoli che risulta imprescindibile se non si vogliono correre rischi.
E quello che preoccupa, oltre alla classifica, è la mancanza o meglio è la scomparsa di quell’entusiasmo che era nato dopo le belle prestazioni contro Salernitana, Empoli e Cesena. Forse, ma è nostra impressione che quel periodo sia stato gestito male da tutti: dallo staff tecnico, ai giocatori, dai tifosi agli operatori dell’informazione. Si è incorsi nell’errore di sopravvalutazione del valore della squadra e si è creduto di essere in grado di “ spaccare il mondo “ rinnegando quanto di buono era stato fatto fino ad allora.
E lì sono iniziati i mali della Ternana. Da Chiavari, passando per Bari per arrivare, infine, e speriamo che sia la fine di un incubo, a Terni contro il Venezia.
Tre partite 0 punti, 9 gol subiti, 3 gol realizzati e tutte quelle certezze faticosamente costruite a furia di buone partite e di un buon calcio espresso si sono dissolte nel nulla.
L’augurio è che si sia capita la lezione: che si abbia la forza di gestire le vittorie con l’umiltà necessaria senza autoincensarsi e che si abbia la forza di gestire le sconfitte senza fare tragedie, ma trovando gli stimoli e le motivazioni per riprendersi.
Il lavoro di Pochesci è pesante, ora che anche il patron Bandecchi si dovrebbe esser reso conto personalmente dalla tribuna del Liberati ( secondo i bene informati nell’intervallo si sarebbe fatto sentire dai suoi giocatori con parole non certo tenere, ndr ), di quelli che sono i limiti della squadra e provvedere alla bisogna: innanzitutto provvedere a rivitalizzare il morale a pezzi della squadra, cercare di capire il perchè la compagine prende regolarmente gol nei primi minuti, e i motivi di una involuzione che apparentemente non sembra avere giustificazioni di sorta.
Almeno stando alle parole del tecnico.
Infine, una doverosa considerazione sui calci piazzati che sempre di più decidono le partite come il calcio d’angolo battuto dal Venezia e capitalizzato in gol da Domizzi.
I calci d’angolo battuti sia a destra che a sinistra, i calci di punizione hanno trovato sempre il portiere ospite pronto ad intercettare traiettorie facili, lente e prevedibili. Mai un cross o un angolo teso, tagliato, Zampano docet!
Ora non c’è tempo per riflettere, Pochesci ha annunciato che contro il Brescia cambierà ancora perché “ la squadra ha perso “ ma crediamo che cambiare in continuazione può disorientare una rosa già con il morale a terra per le tre sconfitte continue riportate.