L’azienda non va bene: nel profluvio di termini in inglese che accompagnano ogni sua comunicazione, Terni Energia spiega che i ricavi sono diminuiti del 20% e che è anche diminuito anche il patrimonio netto oltre all’ebitda. Numeri importanti che la dicono lunga su una crisi che Terni Energia è riuscita a mascherare per molto tempo, sempre sbandierando una serie di attività, che al momento non sembrano essere state efficaci. Ora si scopre che il Gruppo vuole diventare “Abilitatore tecnologico globale”: chissà che vuol significare. Intanto si proietta verso il 2020, cioè tra tre anni, e solo allora preconizza l’arrivo di un utile. E così la nota spiega che proprio tra tre anni vi saranno ricavi per circa 226 milioni, “determinante nel contributo ai ricavi il posizionamento nel settore smart solutions and services”. Insomma altre parole che niente, o tanto, vogliono dire. Comunque viene spiegato che “la crescita prevista è garantita da un aumento esponenziale delle attività di smart solutions and services (Consulting, Solutions, Management, On-site engineering and operations e Smart trading), compreso il rilancio del trading energetico, che assicureranno al 2020 oltre il 90% del totale dei ricavi. Intanto però i sessanta lavoratori entreranno nella spirale della Cassa integrazione, una parola semplicissima che purtroppo sono costretti a capire molto bene. Nel frattempo si parla di allestire incontri con l’Eni per comprendere bene quali siano state le condizioni di cessione dello stabilimento a Terni Energia, o a chissà quale altra società del Gruppo, e chiamare al tavolo della discussione l’Ente di Stato per ridare impulso all’area.
Per maggiore chiarezza si rimette in allegato il comunicato della società con il piano