Sei anni fa, era domenica anche allora, una scossa di terremoto di 6,5 gradi Richter, alle ore 7,40 fece tremare tutto il Centro Italia e fu avvertita quasi in tutto il Paese. L’epicentro fu localizzato fra Norcia e Preci. Gravissimi i danni a Norcia e nell’alta Valnerina ma, fortunatamente, nessuna vittima. La scossa di quella mattina si inserì in una acuta fase sismica che iniziò il 24 agosto 2016 alle ore 3,36 con un terremoto di 6 gradi Richter tra Amatrice e Norcia e terminò con una serie di scosse tutte superiori ai 5 gradi Richter, il 18 gennaio 2017. In totale furono ben 9 le scosse superiori ai 5 Richter e 2 fra 6 e 6,5. Una delle violente scosse del 18 gennaio 2017 provocò la tragedia dell’Hotel Rigopiano.
Questa mattina alle 7.40 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto un momento di preghiera per fare memoria di quanto accaduto. E il luogo scelto è altamente significativo: la cripta della Basilica di S. Benedetto, simbolo del sisma del 2016. È stata ricostruita la volta, sono stati ricollocati gli antichi pilatri, è stato ricostituito quell’antichissimo ambiente, luogo di devozione, di arte e di storia che è la cripta, dove secondo la tradizione sono nati i santi gemelli Benedetto e Scolastico. Con Mons. Boccardo sono scese in cripta, in totale sicurezza, 25 persone, tra cui: il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, la presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, il Capo del dipartimento di Protezione Civile Fabrizio Curcio, la presidente della Provincia di Perugia Stefania Proietti, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, il soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli, il parroco di Norcia don Marco Rufini, il priore dei monaci benedettini padre Benedetto Nivakoff. Le persone presenti hanno assistito alla cerimonia, dalla Piazza, attraverso dei monitor.
“La legge della vita esiste, e la sua armonia si può udire e gustare solo sintonizzandosi con i suoi tempi giusti – ha detto tra l’altro Mons. Boccardo – Quando le cose ci appaiono brutte e non buone forse siamo semplicemente fuori tempo: mangiamo un frutto acerbo, valutiamo un processo ancora in corso, non sappiamo pazientare finché un sogno giunga a compimento, ci fermiamo al venerdì santo, vediamo un albero sfiorito nel suo autunno senza attendere la primavera. Quando l’uomo comprende – nel dolore – di non essere il padrone delle cose la cui esistenza lo affascina e seduce, allora può voltarsi, assumere uno sguardo nuovo sulla realtà e scoprire lo scorrere misterioso e sapiente della vita. Quando è stato capace di continuare a camminare nonostante la fatica e la delusione, dopo aver rinunciato per sempre alle consolazioni non vere, può scoprire all’improvviso una nuova gioia di vivere. È questo il grande miracolo che continua ad accadere tutti i giorni sotto il sole. L’esempio e l’intercessione di San Benedetto ci aiutino ad abitare così, con le sue luci e le sue ombre, il tempo della nostra vita”.
Al termine del momento di preghiera l’arcivescovo Boccardo ha ringraziato il sovrintendente Iannelli che con la sua sensibilità ha permesso di essere qui; e il grazie del vescovo è andato anche al commissario Legnini che “è accanto a noi fino a diventare uno di noi e speriamo di continuare a lungo questa collaborazione”.
“Negli ultimi due anni – ha detto il commissario alla ricostruzione Legnini – sono stati più di 10 mila i cantieri per la ricostruzione post terremoto autorizzati e per questo c’è soddisfazione, ma nel contempo c’è preoccupazione perché questo lavoro va completato. Ci sono molti luoghi distrutti che ancora non riescono ad avviare la ricostruzione”.
“Per costruire un edificio solido mi hanno sempre insegnato che bisogna partire dalle fondamenta e le fondamenta dell’ Europa stanno qui – ha detto il sottosegretario alla presidenza del consiglio Mantovano – le fondamenta dell’Europa sono qui non soltanto per ciò che San Benedetto ha significato per l’Europa ma perché il lavoro che ha svolto ha una singolare analogia con quello che è in corso dal momento del terremoto. La ricostruzione di un mondo che era crollato, quello dell’impero, attraverso la terra che veniva dissodata e la cultura che veniva salvata. Oggi ha molto da insegnare a terre che sono state devastate dal sisma e che hanno iniziato questo cammino molto faticoso e impegnativo”.
Il sottosegretario ha sottolineato la necessità di “completare la ricostruzione, tanto è stato fatto e tanto altro deve essere completato”.