Sull’imminente firma dell’accordo di programma di Ast interviene Marco Cecconi, consigliere comunale e coordinatore ternano di Fratelli d’Italia. Cecconi rivendica l’azione decisiva svolta dal centrodestra locale e regionale per il raggiungimento di questo risultato e respinge la politica “dello sbraitare” del sindaco di Terni Stefano Bandecchi, unita a quella degli insulti.
L’accordo prevede ingenti risorse: 300 milioni dal governo nazionale e 800 milioni di investimenti del gruppo Arvedi.
“SI tratta di un accordo – scrive ancora Cecconi – che farà delle acciaierie ternane una delle principali e più moderne acciaierie d’Europa”.
DI MARCO C. CECCONI*
Era dai tempi della “decrescita felice” (più che felice, scellerata), teorizzata dal Movimento 5Stelle prima maniera, che non sentivamo insultare punto e basta la proprietà di una fabbrica, per l’impatto ambientale delle sue produzioni, come di recente ha fatto Bandecchi rivolgendosi alla famiglia Arvedi, proprietaria delle acciaierie ternane. Era da quei tempi lì, e non ne avevamo alcuna nostalgia.
Esercitare cultura di governo significa fare, non sbraitare. Significa rendere accogliente un territorio per attrarre investimenti e motivare la permanenza dell’impresa garantendole le migliori condizioni possibili. Significa saper coniugare in concreto sviluppo e tutela dell’ambiente. Senza stupidi negazionismi, certo. Senza tacere di eventuali ricadute sulla salute di una comunità, provocate dalle emissioni riconducibili ai siti industriali insediati in quel territorio. Ma adoperandosi perché quelle eventuali ricadute possano essere semmai neutralizzate, non gridando inutilmente all’untore. Fare, non minacciare.
Esercitare cultura di governo è esattamente ciò che ha fatto il centrodestra ternano in sinergia con il centrodestra che guida la Regione ed il Paese: e i frutti di questa azione sinergica saranno raccolti di qui a breve con la firma, storica, dell’Accordo di programma a vantaggio delle acciaierie ternane. Un risultato portato a casa dal centrodestra locale e nazionale: solo e soltanto dal centrodestra, a vantaggio di un’intera comunità cittadina e regionale, nel segno delle migliori politiche industriali che questo Paese abbia mai espresso.
In prima fila con la Regione nel complicato momento della crisi-Thyssen, felicemente risolto con la vendita all’ italiana Arvedi; in prima fila con la Regione nella fase di avvio del piano di rilancio della stessa Arvedi e di tutte le interlocuzioni che hanno portato al nuovo piano industriale, il centrodestra ternano ed umbro sono stati l’interlocutore politico numero uno di questo Accordo di programma che ora vedrà finalmente la luce, a firma dei ministri del governo-Meloni: un Accordo che va a sostenere con 300 milioni di euro, erogati appunto dal governo nazionale, il nuovo piano industriale della fabbrica di viale Brin, a completamento degli 800 milioni di euro stanziati dalla famiglia Arvedi.
Si tratta di un Accordo nel quale abbiamo sempre creduto anche quando nessuno ci avrebbe scommesso un soldo bucato, dopo anni ed anni di vuote promesse e continui rinvii. Un Accordo che invece, oggi, ormai è arrivato appunto alla firma e che
porterà a Terni 1miliardo e 100milioni di investimenti. Dentro l’Accordo e le ingenti risorse che porta con sé, ci sono anche milioni di euro per avviare a soluzione le criticità ambientali (criticità, sarà bene ricordarlo, che la famiglia Arvedi, alla guida dell’Ast da ben poco tempo, ha ereditato dalle passate gestioni). C’è il ritorno del lamierino magnetico (cuore, per esempio, dei motori elettrici). C’è crescita dell’occupazione e dell’indotto.
Si tratta di un Accordo che farà delle acciaierie ternane, diventate con i tedeschi una fabbrica marginale sullo scena globale ed ormai praticamente quasi in dismissione, una delle principali e più moderne acciaierie d’ Europa.
Tante le cose in agenda: ed ecco allora la battaglia per l’energia del centrodestra ternano, ancora una volta al fianco del governo regionale, perché un’acciaieria tra le più importanti d’Europa, come diventerà Ast grazie all’Accordo di programma, ha bisogno di prezzi concorrenziali con quelli dell’energia utilizzabile in altri Paesi, in particolare in quelli che oggi peraltro afferiscono ad un rinnovato blocco ostile a quello occidentale. Ed ecco allora la richiesta, avanzata già al governo-Draghi e ad Enel, di condizioni in linea con l’ubicazione storica delle nostre acciaierie, stante anche il piano di decarbonizzazione completa già in atto. Terni, lo sappiamo, è la città dell’acciaio perché è la città della Cascata e la Cascata è di Terni: ecco perché Enel deve riconoscere, nel nome di un comune interesse nazionale, condizioni di competitività assoluta. E questo, ancora una volta, è esattamente quello che stiamo facendo in atti, proprio attraverso l’Accordo di programma.
Questo è quello che stiamo facendo da tempo, in silenzio e laboriosamente, mattone dopo mattone: proprio come quelli che è stato necessario mettere in fila per riscrivere la legge sui canoni dovuti alla Regione ed ai Comuni umbri per le grandi derivazioni idroelettriche del territorio. Una nuova legge già in vigore, che porterà ulteriori e consistenti risorse.
Questo è quello che abbiamo fatto e che stiamo facendo: senza insultare, senza minacciare, sbraitare, senza annunciare. Laboriosamente. Con una visione ed una strategia di ampio respiro. Ed è per questo che, a pieno titolo, consideriamo l’Accordo di programma ormai alle porte come un paradigma di buongoverno. Una vittoria tutta e solo del centrodestra ternano, umbro e nazionale, che nessun altro potrà intestarsi mai. Non lo diciamo per vanità o vanagloria. Ma con l’orgoglio di aver lavorato al presente ed al futuro della nostra fabbrica e della nostra gente. L’orgoglio di una vittoria di Terni, dell’Umbria, dell’Italia e della vera politica del fare.
(*) Consigliere comunale e Coordinatore cittadino Fratelli d’Italia