“Nera Marmora.. un canto di bella pura voce, con una facilità e purezza di emissione nel registro acuto, un miracolo di intonazione con una fluida armonia nel registro centrale, e con un equilibrio di leggere calde note basse; un canto che ha il segreto fascino di vibrare attraverso un’anima”. Così scriveva Matteo Incagliati né Il Giornale d’Italia del 18 gennaio 1921. Oggi Nera Marmora, nome d’arte di Gina Palmucci, la ricordano in pochi, specie nella sua città natale, Terni. Classe 1891, Nera Marmora è stata un soprano molto apprezzato. Nel giugno del 1914 si diplomò all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, dove conobbe Beniamino Gigli. Arrivò a cantare, oltre che con Gigli, anche Enrico Caruso, Tito Schipa diretta da maestri del calibro di Mascagni e Toscanini. Mori a causa di una nefrite il 15 aprile 1924, pochi giorni dopo essere diventata mamma. Questa artista raffinata, tra le più apprezzate e celebri a livello mondiale, è stata celebrata nell’ultimo incontro della quindicesima stagione di attività del Gruppo Archeologico di Terni. “Nera Marmora: l’usignolo, la gabbia, l’addio” il titolo della conferenza tenuta, presso il Caffè Letterario della Biblioteca Comunale, da Francesco Giordanelli Presidente Associazione Amici della Lirica, profondo sostenitore e conoscitore dell’epoca d’oro del bel canto con la partecipazione di Vincenzo Policreti autore dell’omonima pièce teatrale e musical lirico.
Dicevamo ultimo appuntamento della quindicesima stagione di attività del Gruppo Archeologico “che, ancora una volta, sostiene la responsabile Maria Cristina Locci,si è rivelata appassionata ed entusiasmante. In questo presente così incerto, l’associazione si propone di riaccendere una luce sulla cultura, sull’arte, sul quel passato così inatteso ed emozionante ma sempre tanto nascosto, celebrando i grandi personaggi da cui è stato caratterizzato, riesumandoli dall’oblio, rendendoli finalmente vivi, concreti, apprezzabili”.