L’improvviso sviluppo dell’inchiesta sugli appalti al Comune di Terni che ha portato ai domiciliari il sindaco Leopoldo Di Girolamo (per tutti gli altri i rispettivi provvedimenti sono stati revocati) ha fatto salire la temperatura fra Il Movimento 5 Stelle e l’Azione Cattolica, tra le associazioni cattoliche più importanti e più impegnate della Diocesi.
Motivo del contendere l’opinione espressa dal Presidente di Azione Cattolica, Luca Diotallevi, proprio sul momento, difficile che sta attraversando la città. Abbiamo pubblicato il pensiero del professor Diotallevi che potete trovare in altra pagina del giornale e, comunque, a questo link
https://terninrete.it/Notizie-di-Terni/luca-diotallevino-ai-giudizi-sommari-no-alla-rabbia-394882
Dunque, sostiene il professor Diotallevi , in questi momenti delicati non bisogna farsi prendere dalla rabbia (che è cattiva consigliera) nè abbandonarsi a giudizi sommari (va salvaguardata la dignità delle persone)
Pur non essendo stata citata direttamente, Angelica Trenta, candidata del Movimento 5 Stelle, alla carica di sindaco, alle ultime elezioni amministrative, si è sentita tirata per la giacca e ha risposto in modo durissimo al professor Diotallevi.
Lo ha accusato di essere stato un “complice silente” non avendo “denunciato il marcio di cui era stato testimone”, di “non essersi sporcato le mani”, di “essere impegnato nell’esercizio dell’autocompiacimento”, di professare “una retorica stantia e astratta” di essere “lontano anni luce dai problemi della gente”. E quanto al garantismo , la Trenta, lo invoca “per i cittadini e la città”.
L’INTERVENTO DI ANGELICA TRENTA
La parola d’ordine per Terni e i suoi cittadini non può che essere “coraggio”.
C’è bisogno di coraggio, perché solo una comunità unita e vogliosa di voltare pagina rispetto a questi tristi episodi che vedono coinvolta la nostra amministrazione e la politica locale, può far rinascere Terni dalle macerie che ci hanno lasciato.
La nostra città ora non ha bisogno di palliativi, dell’astrattismo di intellettuali lontano anni luce dai problemi della gente e capaci solo di mostrare e fare vanto delle proprie capacità retoriche ad elaborare filippiche, ma assolutamente assenti dal territorio ed incapaci di incidere e rispondere concretamente alle problematiche locali.
Di chi parla di giudizi sommari puntando il dito, senza conoscere – per volontà od ignoranza – il lavoro fatto in 3 anni da parte di chi, contro un certo sistema si è scontrato tutti i giorni, di chi lo ha visto veramente in faccia e di chi la faccia ce l’ha messa con la conseguenza di essere fin troppo spesso dileggiato e schernito.
Terni non ha bisogno di dichiarazioni funzionali allo status quo e al mantenimento di un sistema che qualsiasi uomo con un minimo di senso di amore per la propria terra non può che condannare con parole amare, ma piene al contempo di speranza.
Terni ha bisogno di rinascere dalle macerie, dalla discriminazione fatta con la tessera del partito, che un certo modo di governare ha creato e perseguito: la questione giudiziaria è solo la punta dell’iceberg, è il rantolo finale di una Cosa Pubblica gestita in modo politicamente e moralmente abietto.
Tale garantismo nei confronti dei singoli non può offuscare e divenire motivo di distrazione rispetto alle pesantissime responsabilità politiche che questo Sindaco, questa giunta e questa maggioranza hanno palesemente accumulato nel tempo. Prioritariamente oggi si dovrebbe parlare di garantismo nei confronti della città e dei cittadini, che non possono essere ostaggio di lotte fra correnti, gare di potere e comportamenti moralmente scorretti.
Terni necessita di essere protetta e il garantismo che tutti auspichiamo, non può essere rivolto esclusivamente nei confronti delle persone coinvolte dai tristi eventi – Sindaco e assessori arrestati, giunta e dirigenti comunali indagati – ai quali già più volte abbiamo espresso la nostra vicinanza umana in qualità di rappresentanti delle istituzioni.
Bisogna sporcarsi le mani ed avere coraggio per affrontare i disagi di una comunità creati da anni di malgoverno. Bisogna avere coraggio per affrontare contro tutti e tutto un sistema ad ingranaggi oliati da tempo contro il quale altri hanno solo abbaiato, senza mai voler mordere a fondo.
In questi anni di Consiglio comunale ho lottato con tutte le mie forze, insieme al gruppo politico che rappresento, contro un sistema che poneva l’ineguaglianza quale perno delle sue azioni, l’arroganza quale forma di confronto, i personalismi come agenda di governo. Mentre gli intellettuali erano impegnati nell’esercizio dell’autocompiacimento e riempivano le pagine dei giornali, noi venivamo derisi e beffeggiati, ma lavoravamo a testa bassa, ascoltavamo il grido d’allarme che proveniva dalla gente, cercando concretamente, con atti e denunce, di risolvere quelle ingiustizie e quei drammi che quotidianamente ci venivano rappresentati.
Si è contro o a favore allo status quo: le mezze misure cessano di esistere e la statura morale dei singoli e di una comunità si dimostra anche e soprattutto nello schierarsi chiaramente contro o a favore di un certo sistema. Con i fatti e non con parole.
Alcuni questo coraggio lo hanno avuto, il M5S lo ha dimostrato e si è guadagnato sul campo la propria credibilità con proposte ed azioni, con la serietà e la consapevolezza dell’onere di rappresentare in modo trasversale chiunque creda che in primis debbano tornare ad essere fondamentali i principi del rispetto della persona e le garanzie per i più deboli: anche di quelli che non hanno tessere politiche in tasca.
Chi non conosce il tessuto sociale, chi finora ha pensato solo a se stesso, chi non si è mai voluto sporcare le mani, chi non ha mai denunciato il marcio di cui è stato testimone non può oggi arrogarsi il diritto di dire alla comunità come comportarsi in questi delicati momenti.
Ci vuole coraggio, quello vero, ora più che mai e la comunità ternana tutta, ne sono certa, riuscirà ad uscire a testa alta anche da questa pesantissima situazione causata da chi ha malgovernato con la complicità silente di chi non ha trovato il coraggio di opporsi mettendo in discussione magari anche le proprie altisonanti certezze.
Il politically correct e la retorica stantia non ci servono più, oggi più che mai appaiono quale dimostrazione di una non-volontà di cambiare questo mal-sistema indifendibile.
Vivendo il territorio ed il proprio ruolo – qualunque esso sia – con sacrificio e senso di responsabilità certo non limitandosi a riempire solo colonne di giornali con giudizi sommari puntando il dito contro tutti fuorché verso se stessi.