Non si vede ancora la luce in fondo al tunnel della crisi per il comparto metalmeccanico della provincia di Terni. Nonostante una diminuzione della cassa integrazione, il settore ha perso – nel 2016 – 253 posti di lavoro, anche con il persistente utilizzo degli ammortizzatori sociali.
L’argomento è stato affrontato in un incontro che si è svolto presso la sede ternana della Confindustria, tra il presidente Giammarco Urbani, e le organizzazioni sindacali di categoria. Presenti anche Massimo Calderini, presidente della sezione Metalmeccanici dell’Umbria e Luca Tacconi, consigliere delegato relazioni industriali della Confindustria regionale. Su 239 aziende umbre del comparto, per un totale 13.800 addetti, a Terni ne risultano attive 68, per 5.300 lavoratori. Il settore, spiega una nota dei sindacati Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl – e’ ancora in corso di riorganizzazione e di ristrutturazione, anche se cominciano ad esserci segnali di ripresa per l’alta tecnologia e il global service. Nonostante cio’ l’indice di saturazione media degli impianti e’ pero’ del 70%. Flessibilita’, polivalenza e formazione, con un miglioramento del dialogo e dell’accesso al credito bancario sono i temi che le imprese chiedono di affrontare, anche a causa dell’invecchiamento del personale. Secondo le organizzazioni sindacali, che giudicano in maniera positiva l’incontro di approfondimento con la Confindustria avvenuto dopo diversi anni, l’intenzione e’ quella “di rimettere insieme, dopo vent’anni di slegamento, un nuovo legame sociale”. Su questo fronte arriva la conferma della firma unitaria del Contratto che vede tra i punti il diritto soggettivo alla formazione, la sperimentazione di un nuovo modello di inquadramento unico, l’assistenza sanitaria integrativa e il welfare. Rispetto alla formazione, le organizzazioni sindacali hanno ribadito “la necessita’ di promuoverla correttamente al fine di essere al passo dei tempi con l’Industria 4.0, supportando l’idea dell’Hub della digitalizzazione”.