Tre secoli di giustizie e giustiziati nell’Orvieto e nell’orvietano dei papa-re, dal 1548 alla caduta dello Stato della Chiesa nel 1870.
Nell’arco di 304 anni, Orvieto contò diciannove omicidi, dei relativi processi ne sono stati selezionati nove tra i più significativi; il decimo caso trattato non rientra nella sfera degli omicidi, ma in quella dell’abuso di potere, sistematicamente operato dal Bargello di Orvieto Girolamo Travaglino, violentatore seriale condannato nel 1588 ai remi a vita sulle galere di sua Santità assieme al sacerdote Turidano de’ Turidani che gli faceva da ruffiano.
Altri quattro processi racchiusi nello stesso periodo, unificati nell’ultimo capitolo ‘Non di soli delitti’, si riferiscono ad altrettanti casi che, pur non rientrando nella sfera dei delitti criminali, hanno il pregio della curiosità.
E’ un racconto noir storico, sospeso tra cronaca giudiziaria e resoconto storico quello che si dipana dalle pagine di “Giustizia e giustiziati nella Orvieto del papa re” di Pino Coscetta, per Intermedia Edizioni.
Direttamente dai documenti di archivio, conosceremo le gesta del falso prete orvietano Domenico Spallaccini bruciato in piazza, la tragica fine di Angelina Neri che trovò la morte a Ficulle a causa di una pecora contesa, di Agostina Paglialonga, l’orvietana che uccise i suoi tre figli e fu la prima donna giustiziata da Mastro Titta, Domenico Campagnolo di Morrano e tanti altri casi.
Prima del Rinascimento nello Stato della Chiesa le “giustizie” venivano amministrate nelle Corti di giustizia e generalmente somministrate tra le mura delle carceri dove i condannati erano reclusi.
Nella prima metà del sedicesimo secolo, al tempo del papa re Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, si fecero strada le “giustizie esemplari”. A livello di comunicazione un salto di qualità epocale.
Impiccagioni, mazzolamenti, decapitazioni e squartamenti con Paolo III diventarono pubbliche e spettacolari. L’esecuzione della “giustizia” fu portata in piazza, alla luce del sole, con inviti affissi sulle porte delle chiese per sollecitare la partecipazione della cittadinanza.
Da allora fino al 20 settembre del 1870, giorno della Breccia di Porta Pia e della caduta dello Stato della Chiesa, la giustizia portata in piazza diventò “Esemplare” e allo stesso tempo spettacolare.
Orvieto non faceva eccezione. Lo dimostrano in questo volume i diciannove casi presi in esame, consumati tra il 1548 e il 1870: cinque nella città di Orvieto e quattordici tra Baschi, Castel Giorgio, Castiglione in Teverina, Corbara, Ficulle, Morrano, Proceno, Sermugnano e Torre Alfina.
L’AUTORE
Pino Coscetta, nato a Roma nel 1940, giornalista e scrittore, entrato al Messaggero a 22 anni, ha concluso la sua carriera lavorativa con la qualifica di caporedattore centrale. Nella lunga permanenza nella redazione di via del Tritone, ha ricoperto per molti anni i ruoli di caposervizio delle Province e di caporedattore delle Regioni. Tra le pubblicazioni più importanti si segnalano “Scirocco”; ha proseguito con saggistica, libri di storia locale e viaggi.