L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SERGIO MATTARELLA, PRONUNCIATO DURANTE LA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITA’ PER STRANIERI DI PERUGIA
Vorrei rivolgere a tutti i presenti un saluto cordiale, al Cardinale Bassetti, alla Presidente della Regione, alla Sindaca di Perugia, ai parlamentari presenti, al rappresentante della Provincia, particolarmente al Corpo accademico, al personale tecnico-amministrativo e, in maniera intensa, alle studentesse e agli studenti dell’Ateneo.
Sono grato al Rettore per l’invito a essere presente in questa occasione, che sottolinea i cento anni di questa Università.
Cento anni sono una lunga durata.
Abbiamo visto prima la dicitura ‘Inizio straordinario’. È stato un percorso straordinario, in questo secolo passato.
L’Ateneo ha incontrato in questo secolo stagioni diverse. Ha incontrato la stagione, per alcuni decenni, in cui in Europa si erano insediate alcune oppressioni dittatoriali; ha incontrato gli anni drammatici, sanguinosi, della Seconda guerra mondiale; ha incontrato le crudeltà che questo ha portato nel nostro continente.
Ma poi ha incontrato anche decenni straordinari, di grande suggestione e fascino, quelli dell’integrazione europea, della pacificazione in un continente che, per secoli, si era sanguinosamente combattuto al proprio interno; gli anni della fine del colonialismo; gli anni che hanno sottolineato, nella comunità internazionale, l’uguaglianza, la piena dignità, uguale, di ogni donna e ogni uomo sulla Terra, e degli Stati, dei Paesi fra di loro.
È stato un percorso straordinario, raccolto nei valori anche della nostra Costituzione. Ben rappresentato dalla figura che il Rettore ha poc’anzi ricordato. Dopo la liberazione, la guida è stata affidata, in questo Ateneo, ad Aldo Capitini, campione della non violenza e della pace, che ha espresso questi valori che andavano emergendo e affermandosi nella comunità internazionale. Con tante contraddizioni, lacune, distorsioni ma, comunque, con una sempre maggiore evidenza. Sono i valori, appunto, che ha raccolto la nostra Costituzione.
In base a questi, poc’anzi il Rettore ha usato l’espressione, che vorrei riprendere, magnifica: ‘nessuno qui è straniero’. Sono tutti in casa propria gli studenti presenti in questo Ateneo.
Abbiamo visto poc’anzi un’altra dicitura: ‘specchio del mondo’, mi sembra che fosse scritto. Specchio del mondo con le sue preziose diversità, che sono anche una ricchezza che arricchisce vicendevolmente. E che questo Ateneo pratica e coltiva in maniera esemplare.
È tutto nell’ottica e nella convinzione che la cultura sia veicolo di pace, di dialogo, di collaborazione, di amicizia.
Sembrano affermazioni scontate, ma non lo sono, in realtà.
Perché anche in questa nostra stagione attuale registriamo fenomeni contraddittori, guerre, violenze; registriamo disorientamenti. Registriamo grandi opportunità, dall’altra parte, che vengono offerte alla vita internazionale, alla vita dell’umanità, dalla scienza.
E, quindi, con continui interrogativi a come riprendere, quale strada imboccare, quali scelte compiere.
E in questo c’è il compito delle Università. Anche di questo Ateneo, con questa sua peculiare caratteristica di raccolta di tante diversità che hanno un comune valore che le tiene insieme: la cultura, l’apertura vicendevole.
È l’immagine che l’Ateneo ha offerto nel corso di questo secolo, di un’Italia Paese accogliente, aperto.
È quello che vorrei sottolineare, ringraziando il Rettore per la sua relazione.
Ha posto in evidenza i vari compiti che ha questo Ateneo. Quello di insegnare l’italiano e presentare l’Italia; quello, tra l’altro, di formare docenti di italiano che possano andare in varie parti del mondo a insegnarlo.
Sono compiti di grande rilievo che meritano riconoscenza della Repubblica.
Ho registrato anche alcune sollecitazioni che il Rettore ha presentato, che registro con attenzione e che seguirò con attenzione adeguata.
Ma quello che questo Ateneo fa è stato ben raffigurato poc’anzi dalle parole dei quattro studenti che hanno parlato, provenienti da varie parti del mondo: dal Camerun, dalla Cina, dalla Colombia, dal Kenya.
Hanno descritto questo Ateneo non soltanto come un luogo in cui si studia e si incontra professionalità docente adeguata. Ma come un luogo in cui i docenti esprimono anche un’attitudine, una disponibilità di carattere umano, che è quella che rende efficace l’insegnamento e conferisce all’insegnamento valore.
Credo che miglior complimento per questo Ateneo non potesse esserci.
È quello che emerge, appunto, da quanto gli studenti hanno detto: questa capacità professionale, questa attitudine e disponibilità umana che sottolinea il valore della cultura.
È per questo motivo che questo Ateneo merita riconoscimenti e apprezzamento che io esprimo con convinzione, augurando a tutti buon Anno accademico.