Il Comune di Narni ha aderito alla campagna di solidarietà “L’ultimo Giorno di Gaza: 50.000 lenzuoli per 50.000 morti” in favore della popolazione di Gaza apponendo sabato 24 maggio alle finestre del Palazzo del Podestà sei lenzuola di colore bianco “a simboleggiare – spiega il comune in una nota – il lutto per ogni vita spezzata in un genocidio, quello palestinese, che continua a colpire in modo indiscriminato, soprattutto donne e bambini”.
Le lenzuola bianche sono state posizionate anche su Palazzo dei Priori nell’omonima piazza che ospita anche l’edificio comunale. Contestualmente – informa sempre il Comune – si è anche svolto un momento di riflessione con gli interventi del vice Sindaco Alessia Quondam, di Carla Mariani per la rete “Narni abbatte i muri” e di alcuni cittadini che si sono alternati alla proiezione di brevi video a testimonianza della situazione umanitaria in atto a Gaza.
“Non si può più rimanere indifferenti”. Le parole della Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, della Presidente dell’Assemblea Legislativa Sarah Bistocchi e dell’Assessore alla Pace Fabio Barcaioli non sono uno slogan ma la scelta di rompere il silenzio sulla strage quotidiana nella Striscia di Gaza.
A partire da oggi, lunedì 26 maggio, le due Presidenti e l’Assessore hanno deciso di aderire allo sciopero della fame promosso dalla Rete di Trieste degli amministratori locali per Gaza, un’iniziativa civile, non violenta, che attraversa l’Italia per chiedere alla politica nazionale e internazionale di fermarsi e finalmente condannare con forza l’orrore che si consuma ogni giorno sotto gli occhi del mondo.
Per la Presidente della Regione Stefania Proietti “occorrono gesti nuovi e per prima cosa occorre farsi prossimi a chi soffre. Le immagini che arrivano da Gaza non possono più essere tollerate come notizie ordinarie, abbiamo il dovere di non voltarci dall’altra parte. L’Umbria – terra di Francesco e di Benedetto, di dialogo e di pace – non può tacere di fronte a tanto male, dobbiamo rilanciare il messaggio più autentico e più nostro, quello di stare dalla parte degli ultimi, degli oppressi, dei bambini a cui la guerra sta rubando l’infanzia”.