Si inasprisce la polemica politica sui debiti del Comune di Terni. Il Movimento 5 Stelle cavalca la situazione sperando di dare la spallata definitiva alla giunta Di Girolamo.
Il super assessore al Bilancio e al Personale, Vittorio Piacenti D’Ubaldi, cerca di rompere l’assedio dei 5 Stelle (più la stampella di Melasecche) con una dichiarazione durissima in cui accusa i Grillini locali di “puntare allo sfascio per un presunto tornaconto politico”. “Un operato grave” aggiunge l’assessore che “mette in discussione decine e decine di posti di lavoro” nelle aziende che lavorano con il Comune.
LA DICHIARAZIONE DELL’ASSESSORE VITTORIO PIACENTI D’UBALDI
“In queste ore registriamo che la politica dello sfascio che sta portando avanti una parte dell’opposizione, che grida come ossesso alla bancarotta, alla paralisi finanziaria e amministrativa del Comune di Terni, sta creando seri problemi tra il mondo creditizio e le aziende che lavorano con il Comune. Un atteggiamento irresponsabile che rischia di avere ripercussioni molto serie sulle aziende che sono fornitrici dell’Ente o prestano servizi, che rischiano di avere pesanti contraccolpi finanziari, tali da mettere in discussione decine e decine di posti di lavoro. Un operato grave, che in nome di un presunto tornaconto politico, non tiene in considerazione i posti di lavoro, la solidità di aziende che hanno l’unica responsabilità di essere alle prese con i tempi lunghi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, un problema, non solo del Comune di Terni, ma della stragrande maggioranza degli Enti locali”.
“Questa amministrazione comunale al contrario di certa opposizione, sta lavorando per mettere in sicurezza i conti dell’Ente, nell’ottica di garantire i servizi, di mantenere inalterata la pressione fiscale, di assicurare i dovuti pagamenti a tutte le imprese che lavorano – in base a procedure contrattuali pubbliche e trasparenti – con la Pubblica Amministrazione. Il Piano pluriennale di riequilibrio è una operazione contabile chiara, sottoposto alla verifica degli enti di controllo, che vuole reperire quelle risorse necessaria a garantire la piena operativa del bilancio dell’Ente. Le forze politiche che vogliono bloccarlo, che puntano al commissariamento del Comune, al dissesto finanziario, si assumano la responsabilità di fronte alla città di chiedere la paralisi, di gravare per anni e anni i conti dell’Ente e le tasche dei cittadini di onerose procedure di rientro economico forzato.
Ci sono, invece, tutti i presupposti per mantenere i servizi, tenere fede agli impegni finanziari assunti, per dare massima solidità al bilancio e alla credibilità finanziaria dell’Ente. Noi lavoriamo in questa direzione, nella convinzione che la città, in tutte le sue articolazioni sane e produttive, dal mondo delle imprese, alle organizzazioni sindacali, al tessuto associativo e professionale, saprà ben comprendere il senso e la portata di questa assunzione di responsabilità e di buon governo”.
Non si è fatta attendere la risposta dei 5 Stelle che, nel pomeriggio, hanno diffuso una risposta all’assessore, altrettanto dura. Secondo i 5 Stelle “I danni fatti da questa giunta vanno al di là dell’immaginazione”. “L’assessore -aggiungono i Grillini – è ormai disperato, siamo all’ultimo stadio della propaganda del regimetto”. “E’ ora che chi ha fallito si decida a lasciare il passo”.
IL COMUNICATO DEL MOVIMENTO 5 STELLE
L’assessore Piacenti D’Ubaldi prima accusa di ignoranza il M5S, poi addirittura lo promuove al rango di agenzia di rating.
È paradossale oltremodo l’accusa di intaccare la solidità delle aziende che lavorano per il Comune fatta da chi, stando alle notizie emerse in questi giorni, avrebbe “trascurato” di riconoscere dei debiti come tali, non pagando le stesse aziende fornitrici per milioni di euro e mettendo concretamente a rischio centinaia di posti di lavoro. I danni fatti da questa amministrazione vanno al di là di ogni immaginazione, dopo aver negato per mesi il problema, ora tutto appare compromesso.
L’assessore Piacenti parla come se fino a ieri avessero governato i marziani a Terni, e non si rende conto che non si possono risolvere i problemi con le stesse persone e lo stesso tipo di pensiero che li hanno creati. La vera politica dello sfascio è quella che il PD ha portato avanti in questi anni, ed ha centrato appieno l’obiettivo tanto che la città si ritrova ora sull’orlo del fallimento.
L’assessore oramai disperato ripete un copione oramai già trito e ritrito, quello della diffamazione e del ricatto. Lo stesso che stiamo vivendo oggi in chiave nazionale con la propaganda sul referendum, creando falsi allarmismi pur di nascondere l’inadeguatezza al dibattito.
Siamo oramai all’ultimo stadio della propaganda del regimetto. Dopo aver tentato goffamente e vanamente di dipingere una realtà immaginifica e fuori dal mondo, sperando di darla a bere a qualcuno, si passa ora alla disperata politica del ricatto, cercando di deviare il dibattito dal tema principale, cioè chiarire una volta per tutte le responsabilità e le verità sui fatti che hanno portato la città nel baratro del predissesto. E nella stravagante chiave di lettura dell’assessore Piacenti chi fa il proprio dovere, chi cerca di tutelare i cittadini e di riconoscere la verità viene mostrato come uno sfascista, chi si è mangiato tutto, chi ha combinato disastri irreparabili invoca al danno d’immagine.
Ma a noi i ricatti non ci fermano, non abbiamo alcun tornaconto se non quello della verità e della trasparenza che abbiamo promesso ai cittadini.
Non parli l’assessore di trasparenza, ma la applichi concretamente e fornisca immediatamente i documenti che stiamo richiedendo in queste ore e che ci stanno negando a fronte di imbarazzanti motivazioni degne di scenografie fantozziane di altri tempi.
La città ha già capito, ha compreso che fino ad oggi è stata ostaggio di una guerra di potere tra le bande interne al Partito Democratico ed ora è nauseata dal torpiloquio autoreferenziale e dalle promesse mai mantenute che si rinnovano all’infinito.
È bene che si passi al più presto dalla politica del ricatto a quella del riscatto, ma per questo è necessario che chi ha fallito si decida a lasciare il passo.