E’ arrivato, inevitabile, il tempo delle accuse perché nella giunta narnese, almeno una parte, s’erano troppo compiaciuti della vicenda Elettrocarbonium: il sindaco Francesco De Rebotti ed un pezzo della sua amministrazione, avevano appuntato sul proprio petto la medaglia della riapertura della Elettrocarbonium, prendendosene meriti. Ora nel momento della chiusura senza speranza, con stipendi arretrati, sono arrivate le critiche pesanti che dal comune cercano di rimandare al mittente. Ad iniziare ci pensa Eleonora Pace, rampantissima esponente dei Fratelli d’Italia, che le ha cantate alla giunta, rinfacciando atteggiamento da trionfatori solo qualche mese fa per una vicenda che aveva sempre avuto dei lati poco chiari soprattutto dal punto di vista industriale. Ed è seguita la richiesta di dimissioni nei riguardi dell’intera giunta, che già deve scontare un’altra chiusura eccellente, quella del “punto nascita” dell’Ospedale di Narni.
Ma anche Sergio Bruschini, leader di Forza Italia, si è posto una domanda: “Chi ha creduto in questo imprenditore, ci deve spiegare quali vere e reali garanzie aveva dato in mano alle istituzioni al nostro sindaco ed assessore per accreditarsi in modo assoluto con garanzia di solidità e credibilità? Perché lo hanno sostenuto e difeso fino alle ultime vicende?”.
Ma anche Marco Petrucci, il liquidatore della Sgl Carbon Italia, ha fatto sapere che la scelta di un imprenditore rispetto ad un altro, nell’ottica della Sgl Carbon era perfettamente eguale, è stata una “spinta” da una parte degli enti locali, che avevano individuato nella Morex di Michele Monachino quella ideale, perché presentava una soluzione unitaria anche se il piano industriale prevedeva una “spezzatino” nei fatti: una centrale elettrica, una “piastra logistica”, come dire che gli elettrodi venivano quasi al terzo posto.
C’è anche chi ricorda che l’altra cordata, messa in piedi dall’ex ad di Telespazio, oggi all’estero a seguito di una iniziativa e centinaia di dipendenti, doveva avere una accoglienza diversa. Ed ora non ci si spiega come non si sia associato all’iniziativa anche la Ecarb, che lavora sì il carbone ma lo fa ad un livello qualitativo enormemente più alto degli elettrodi.
Francesco De Rebotti non vuole insinuazioni fuori luogo: e lamenta che venga detto che “Narni è stanca di una classe dirigente incapace o peggio” insinuando, istillando con quel “peggio”, il dubbio in chi legge, di qualcosa di oscuro. Lo si dica espressamente, ci si assuma le responsabilità di ciò che si afferma più esplicitamente, cosi si risponderà sullo stesso livello. Nella mia ormai lunga esperienza politica mai mi sono permesso di offendere, calunniare nessun avversario politico, mi stupisce e mi rammarica che ciò venga fatto da giovani e rampanti leader di destra che dovrebbero portare in politica, come tutti, capacità di analisi e serietà e non l’invettiva o l’offesa”. Una precisazione puntuta.
La stesa Catiuscia Marini, il giorno della presentazione della Elettrocarbonium, aveva affermato in una intervista che “avevamo lavorato sodo per avere questo risultato”.
Il problema è stato quello di aver puntato sul cavallo sbagliato, accade purtroppo in politica, anche se tutto questo non vuol significare alcunché di poco chiaro: però ora addebitare alla Sgl Carbon, al suo liquidatore le responsabilità, sembrano delle azioni di scaricabarile. La situazione degradata la pagheranno i lavoratori ai quali si potrebbe anche evitare polemiche sterili di accuse e controaccuse.