La prossima settimana verrà portato all’approvazione della Giunta regionale l’atto con cui si avvierà il percorso di revisione della legge regionale 14/1994, che assegna alle Province funzioni amministrative in materia di caccia e protezione della fauna ora riacquisite dalla Regione, aggiornandola anche alla luce dello stato e dei bisogni attuali del settore e contestualmente di revisione dei regolamenti attuativi e degli Ambiti territoriali di caccia. Per questi ultimi, che amministrano risorse pubbliche, anche in considerazione della complessità delle attività accresciute nel tempo, la Regione pensa ad un’unica ‘governance’ per gli acquisti e la gestione del bilancio. Gli uffici regionali stanno lavorando anche al rafforzamento dei centri di riproduzione della selvaggina di Torre Certalda e San Vito. “Un percorso di riforma complessiva – ha rilevato l’assessore regionale Fernanda Cecchini – che intendiamo portare a compimento entro la prima metà dell’anno e in cui la Consulta venatoria può svolgere un ruolo importante. Per questo è intenzione della Regione convocarla periodicamente per l’esame delle proposte di modifica”. L’assessore ha inoltre reso noto che, vista la necessità di dover procedere al riordino della materia, sono stati intanto prorogati al 31 dicembre 2016 i termini di scadenza delle concessioni delle Aziende faunistico venatorie e delle Aziende agrituristico venatorie, mentre per le nuove richieste di concessione la validità sarà fino all’approvazione del nuovo Piano faunistico venatorio regionale”.
Intanto è stata anticipata ad oggi, 21 gennaio, la chiusura in Umbria della caccia alle specie tordo bottaccio, cesena e beccaccia. “Ormai da tempo – ha detto l’assessore Cecchini – le Regioni stanno chiedendo al ministro competente di confermare o modificare i periodi di caccia stabiliti nell’articolo 18 della legge nazionale e di sostenere in sede europea l’effettiva uniformità dei provvedimenti in materia venatoria. L’auspicio è che il Governo faccia chiarezza su obblighi e periodi cacciabili, in modo da evitare alle Regioni la responsabilità di eventuali violazioni delle direttive comunitarie – conclude l’assessore – e lavorare così al nuovo calendario venatorio sulle base di regole certe e chiare”.