Oggi parleremo della sensazione di vuoto presente in molti disturbi della psiche.
Facciamo conto di avere dentro noi, a livello dello stomaco, un pozzo da cui attingiamo acqua sotto forma di energia….Alcuni traumi infantili possono asciugare l’acqua nel pozzo così da poterci sentire vuoti. Non possiamo , ad un certo punto attingere energia…e sentiamo il vuoto, una sensazione brutta di angoscia , solitudine profonda, smarrimento, incapacita’ di stare con noi stessi in solitudine.
Siamo costretti a inventare la luna per non subire tale sintomo. Allora ci diamo da fare in mille cose, non riusciamo a stare fermi. Oppure ci mettiamo fermi a letto ma con un profondo dolore esistenziale.
Sentire quel vuoto è una sensazione che ci crea inquietudine, paura, terrore, tristezza , depressione. Al suo interno ci sentiremmo lo sterile eco della nostra voce, la quale ci mette di fronte alla solitudine di noi stessi, il nostro vuoto.
Il vuoto è l’elemento chiave del Disturbo narcisistico di personalita’ , la dinamica narcisista può essere considerata un processo in cui un’idea grandiosa di sé e il sentimento di orgoglio che ne deriva proteggono da un senso di vuoto e di mancanza di significato. All’interno di questa dinamica s’inserisce la difficoltà nella rappresentazione dei propri scopi e desideri non inclusi nel sé grandioso e l’incapacità di comprendere la natura dei propri bisogni affettivi. Il vuoto nel narcisista è quindi una sensazione di spegnimento interiore dove sfuma l’idea di sé. É una mancanza di senso, che diventa una mancanza di scopo della propria esistenza, del darsi una direzione nella vita. Su questo vuoto getta le basi il suo elemento speculare, vale a dire l’orgoglio, intenso come spinta alla grandiosità del sé.
Nel disturbo depressivo il vuoto è una conseguenza della perdita dell’oggetto amato e della successiva presa di coscienza dell’incapacità di recuperarlo.
Lo stato d’animo principale della persona depressa è la tristezza, che si accompagna anche ad una mancanza di speranza verso se stessa e verso la vita. Il vuoto si mostra nel senso di fallimento a cui si aggiunge un vissuto di inferiorità e indegnità rispetto agli altri. Il depresso prova un profondo sentimento di non valore che attribuisce alla perdita della persona amata. L’anedonia nello svolgere attività prima gradite e soddisfacenti è un altro vissuto caratteristico, che porta la persona ad abbandonare gradualmente i propri interessi e a chiudersi sempre più in se stessa. A questo si accompagna anche un senso di stanchezza e mancanza di energie, che rende ogni gesto e ogni compito estremamente faticoso e al di sopra delle proprie capacità.
Nel disturbo Borderline il vuoto fa da cornice ad una instabilità che si manifesta sia sul piano emotivo che cognitivo e comportamentale. Le emozioni sono ampiamente fluttuanti, spesso senza una ragione evidente. I processi di pensiero sono instabili: a volte razionali e chiari, altre volte estremi e distorti. Il comportamento è volubile: periodi con un comportamento lineare, con elevata efficienza e affidabilità che si alternano a improvvise condotte rabbiose e impulsive.
In alternanza a questa instabilità generale, la persona Borderline entra in uno stato di vuoto nel quale avverte una penosa mancanza di scopi in cui possono verificarsi tendenze all’azione con perdita di controllo in modo impulsivo, come abbuffate di cibo, abuso di sostanze stupefacenti, atti autolesivi e tentativi di suicidio.
La visione del sé della persona con un Disturbo Borderline è sfumata e frammentata. In particolare, tende ad avere difficoltà a capire in cosa crede, cosa preferisce e cosa le possa fare piacere. È spesso incerta circa i propri obiettivi nelle relazioni e nelle occupazioni lavorative. Questa difficoltà può portare a provare la sensazione di “vuoto” e di “smarrimento” .
Il boato del vuoto si riscontra anche nei Disturbi alimentari.
Da un lato il vuoto dentro di sé, restringendo l’alimentazione, vomitando, rifiutando il bisogno di cibo, è un tentativo di raggiungere un controllo sulle emozioni per rendersi indipendente rispetto alle delusioni, uno scudo di fronte alla sofferenza.
Dall’altro lato, la persona con Disturbo del Comportamento Alimentare vuole dimostrare come il fondo dell’essere umano sia fatto di mancanza, non di pienezza . È un grido di aiuto, la punta di un iceberg che lascia intravedere una sofferenza devastante legata alla propria autostima e al bisogno di affetto. Scomparendo letteralmente, facendosi eterea, l’anoressica prova a materializzare sul piano della realtà il vuoto che al fondo siamo.
In fondo al nostro pozzo, c’è la possibilità di specchiarsi in quel riflesso ed ascoltarsi nell’eco e cogliere l’opportunità di conoscersi e crescere. Il vuoto mette la persona di fronte a se stessa, con i suoi desideri e bisogni, la sua essenza, la sua identità.
Se ne esce con la consapevolezza di cio’ che alimenta il vuoto , con l’autostima, con l’amore per se stessi e con l’accettazione del passato e della realta’ presente.
La Terapia cognitiva aiuta molto.
NomeFaustini Luciano
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