Un detenuto (italiano) nel carcere di Terni è stato aggredito da altri due detenuti (anche loro italiani).
Il fatto è stato denunciato dal SAPPE.
“Due detenuti comuni di origine italiana hanno aggredito un altro ristretto, sempre di origine italiana ma ad Alta Sicurezza, presso la Sezione detentiva G. Il detenuto picchiato – scrive Fabrizio Bonino,segretario regione del sindacato di polizia penitenziaria – era stato chiamato dal poliziotto addetto al casellario per ritirare alcuni oggetti: all’uscita della cella veniva aggredito dagli altri 2 con calci e pugni. L’aggredito veniva salvato e con molta fatica grazie al pronto intervento dei 2 colleghi di sezione che si mettevano in mezzo per sedare la rissa anche a rischio della propria vita. I due detenuti aggressori sono noti e non nuovi a rappresaglie di questo genere sia nei confronti di altri detenuti che nei confronti del personale Polizia Penitenziaria, medico e paramedico: neanche 2 settimane uno dei due aveva lanciato una bomboletta di gas ad un’infermiera. Credo che i due – conclude Bonino – secondo anche le recenti disposizioni emanate dal Capo del DAPO Basentini debbano essere trasferiti in altre sedi e classificati a sorveglianza particolare 14 bis O.P”.
Esprimendo solidarietà e apprezzamento per il personale del carcere di Terni, il segretario nazionale del SAPPE, Donato Capece, ha affermato:
“Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Sono oggettivi i numeri riferiti alle colluttazioni ed ai ferimenti nelle carceri italiane, riferiti all’anno 2017: le colluttazioni sono state 7.446 ed i ferimenti 1.175. Ossia, statisticamente 20 colluttazioni e 3 ferimenti al giorno! Non fanno statistica ma sono reali le aggressioni verbali di quei detenuti che inveiscono, offendono e poi scagliano contro i poliziotti penitenziari le proprie feci, l’urina o la candeggina… E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “teaser” e spray al peperoncino?”.