“Nel prossimo triennio usciranno per pensionamento 202 lavoratori (dei 384 occupati), ne saranno assunti 6 con un concorso che sta chiudendo le ultime fasi in questi giorni. Altre 4 assunzioni “promesse” sono tutte da verificare”.
Questa la denuncia dei sindacati di Terni preoccupati per un più che possibile depotenziamento prima e la chiusura poi del Polo di Mantenimento Armi Leggere, l’ex Fabbrica d’Armi. Per questo motivo, nel’ambito della mobilitazione dei lavoratori civili del ministero della Difesa, Cgil, Cisl, Uil e le rispettive categorie del lavoro pubblico, hanno incontrato il Prefetto al quale hanno chiesto di tenere viva l’attenzione e di informare il Governo sulle problematiche esposte.
“Abbiamo detto che la vertenza che è nazionale, ma anche territoriale, può assumere caratteri di natura generale per l’intera provincia ternana, per diversi motivi. Il Pmal è l’azienda più longeva della provincia di Terni, città che, nel secondo conflitto mondiale, ha subito 108 bombardamenti, anche per quella fabbrica nata nel 1875. Terni non può sopportare altri 384 posti di lavoro in bilico – affermano i rappresentanti dei lavoratori – dopo averne persi 3000 dal 2011 ad oggi. C’è bisogno di rivedere i fattori localizzativi a partire dalla formazione dei lavoratori attraverso specifici accordi con gli istituti tecnici e professionali, nonché un piano formazione regionale che tenga conto dei fabbisogni del territorio. I lavoratori del Pmal sono dipendenti pubblici – sottolineano – lo Stato negli anni ha privatizzato tutto a partire da asset strategici quali le telecomunicazioni e le infrastrutture, non può cedere ora una delle ultime realtà di azienda pubblica che sta nel settore del manifatturiero altamente specializzato. Anzi, c’è bisogni di assumere come strategica la scelta dei poli di manutenzione, non più riferiti solo all’esercito, ma all’intero ambito della Difesa. Il Prefetto si è dimostrato particolarmente attento e sensibile – concludono – e ha chiuso la riunione dicendo che farà tutto quello che rientra nelle sue competenze affinché i lavoratori possano vedere ascoltate le proprie speranze”.