Secondo il bilancio di fine anno della Camera di Commercio l’economia ternana si dibatte fra speranze e ripresa.
Con una popolazione di 225.623 abitanti (al 31 dicembre 2018) la provincia di Terni si caratterizza per una bassa propensione all’attività imprenditoriale. Sono presenti infatti al 31 dicembre 2018, 21.699 imprese registrate con una densità media di 9,6 imprese ogni 100 abitanti (la provincia di Perugia nello stesso periodo registra una densità imprenditoriale del 11,1). Volgendo lo sguardo ad altre province limitrofe, Terni si colloca in linea con Rieti (che ha un tasso del 9,7%) e molto distante da Viterbo che arriva quasi a 12 imprese ogni 100 abitanti.
Il sistema ternano mostra poi in assoluto una forte capacità di esportazione: è infatti una delle province italiane con il maggior grado di apertura ai mercati esteri: dato confermato anche su una analisi di lungo periodo. In dieci anni le esportazioni sono quasi raddoppiate. Nel 2009, al primo semestre, la provincia di Terni esportava 429,604 milioni di euro e al primo semestre del 2019 l’asticella è salita a 716,458 milioni di euro.
In valore assoluto, c’è tuttavia da registrare una pesante contrazione in termini di flussi verso l’estero che si è registrata negli anni immediatamente precedenti, ossia tra il 2007 e il 2009 quando la provincia di Terni ha praticamente dimezzato il valore delle esportazioni. Al primo semestre del 2007, l’export segnava quota 954,105, dopo due anni, il valore dell’export si ferma a 429,604 milioni di euro.
Nel ripiegamento generale di quasi tutti i settori che caratterizza il biennio preso in considerazione, a spiccare è la caduta delle esportazioni legate ai metalli. Al primo semestre del 2007 segnavano quota 695.041 migliaia di euro, dopo due anni, 220.461 migliaia di euro.
Tra i settori più promettenti invece, potrebbe rivelarsi quello del turismo.
Se nel 2017 i flussi turistici sono stati fortemente penalizzati dagli effetti post sisma che hanno fatto diminuire le presenze nelle strutture turistiche in particolare di stranieri, (368.382 arrivi e 794.560) nel 2018 si è registrata una lieve ripresa con 398.870 e 863.475 presenze che tradotto vuol dire quasi il 9% in più in termini di pernottamenti e visite. I primi 7 mesi del 2019 sembrano confermare il trend positivo sia negli arrivi (224.152) che nelle presenze turistiche (481.617), di cui 103.950 arrivi solo nelle Terre di San Valentino (ad esclusione pertanto del territorio orvietano) e 243.315 presenze.
Sul versante dell’occupazione giovanile la situazione resta critica per la provincia di Terni. Se al 2009 il tasso di disoccupazione era al 7,3% e quello giovanile (nella fascia d’età 15-29 anni) era al 21,3%, nel 2018 il tasso di disoccupazione giovanile sale al 28,7%, quello complessivo al 9,8%.
Tallone d’achille della provincia resta ancora il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il dato relativo alle difficoltà di reperimento riguarda complessivamente il 32,2% delle assunzioni programmate, ma che per alcune figure professionali, a più elevata specializzazione, la difficoltà di reperimento arriva addirittura al 64,9%, come nel caso degli operai specializzati nell’edilizia o degli operai metalmeccanici (57,1%). Tra le figure più richieste dalle aziende cuochi, camerieri, conduttori di mezzi di trasporto, e personale nei servizi di pulizia.
Al 30 settembre 2019 le imprese registrate in provincia sono 21.889, se si considerano anche le unità locali il numero complessivo è pari a 27.007 unità. Le artigiane sono il 20,92% del totale. In dieci anni il settore artigiano ha perso quasi mille imprese (erano 5.459 al 30 settembre di dieci anni fa).
Sono stati anni di “tenuta” quelli dal 2009 al 2019 per le imprese a guida femminile. Il numero totale delle imprese registrate si è infatti mantenuto costante, erano 5.892 al terzo trimestre 2009, sono 5.806 al 2019. In dieci anni non si è modificato il dna dell’impresa femminile che investe soprattutto nell’agricoltura e nel commercio. Questi due settori rappresentano infatti quelli largamente più rappresentativi dove si concentra oltre il 50% dell’universo dell’impresa femminile.
Gli imprenditori stranieri sono 2.583 al terzo trimestre 2019, erano 1.811 solo dieci anni fa. Commercio e costruzioni i settori che tra il 2009 e il 2019 hanno rappresentato un’opportunità di occupazione per gli stranieri. Infatti, nel 2009 erano 314 gli stranieri attivi nelle costruzioni, 539 al terzo trimestre 2019. Erano 408 operanti nel commercio all’ingrosso e al dettaglio dieci anni fa, raggiungono quota 738 al 30 settembre 2019.
Protesti in calo nell’ultimo anno. Dal 2018 al 30 novembre 2019 sono passati da 1369 a 930, fortemente contratto anche l’importo totale che da 1milione e 264mila euro di un anno fa arriva ai 685.713 mila euro del 2019. Drastica la riduzione dal 2009 ad oggi tra assegni e cambiali. Erano 4.663 al 31 dicembre 2009 pari ad un valore complessivo di quasi 13milioni di euro. La principale chiave di lettura di questa sostanziale diminuzione che porta al dato del 2019 sta nella progressiva e sempre più marcata scomparsa dell’assegno quale mezzo di pagamento. Il trend dei protesti è in discesa a livello nazionale in forma stabile del 10% circa.
“Il nostro osservatorio – spiega il Presidente dell’Ente camerale Giuseppe Flamini – registra che in dieci anni il numero complessivo delle imprese non si è modificato. Ciò che si è modificata è la struttura del sistema economico locale, a partire dal valore aggiunto prodotto dalle imprese, per continuare con forme di imprenditoria diverse rispetto a dieci anni fa. Tenuto conto delle difficoltà che riguardano ancora settori tradizionali, la Camera di commercio di Terni sta puntando, fra l’altro, a valorizzare i nostri territori dal punto di vista turistico, con l’obiettivo di farli conoscere meglio. Attraverso operazioni di marketing come il progetto “Terre di San Valentino” ci auguriamo di concorrere a ridare vitalità ad un’economia che risente anche del calo demografico che insiste sulla nostra provincia, ed in particolare sulla città di Terni.
Oggi – aggiunge il Presidente Flamini – credo che la salvaguardia della territorialità e dei suoi valori specifici debba essere la nuova chiave di sviluppo per il sostegno dell’economia locale ed è per questo che il mantenimento dell’autonomia della Camera di Commercio della provincia di Terni, non è certo un rigurgito campanilistico; penso invece sia necessario rimettere al centro la questione fondamentale delle politiche di sviluppo locale in grado di farsi interpreti delle vocazioni territoriali”.