L’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea propone un interessante excursus sulle varie pandemie che si sono succedute negli ultimi 100 anni proponendo sul tema una ricca rassegna bibliografica.
Circa 100 anni fa, in tre successive ondate – nella primavera e nell’autunno del 1918 e nell’inverno 1918-1919 – una gravissima influenza, di cui si ignorava la causa, colpì oltre un terzo della popolazione mondiale, provocando circa 50 milioni di morti, molti dei quali giovani adulti sani. Successivamente altre pandemie influenzali (l’Asiatica del 1957, la Hong Kong del 1968 e l’influenza suina del 2009) hanno avuto conseguenze molto meno devastanti ma hanno dimostrato quanto possano essere minacciosi i virus influenzali.
L’attuale pandemia da Coronavirus (Covid-19) richiama alla memoria quella che è passata alla storia come “influenza spagnola” (H1N1), le cui nefaste conseguenze furono frutto dell’interazione tra l’azione di quel virus (capace di diffondersi anche a tessuti diversi respiratori), gli esseri umani che ne furono infettati e le loro condizioni socio-sanitarie (terminata la Prima guerra mondiale milioni di persone si spostarono da una nazione all’altra e da un continente all’altro, gravi erano le carenze igieniche, un modesta l’assistenza sanitaria mentre malnutrizione e malattie batteriche come la tubercolosi erano piuttosto diffuse).
Gli studi sulla pandemia influenzale del 1918 evidenziano come alcune disposizioni adottate per contrastare la trasmissione della malattia, come il divieto di raduni pubblici e il lavaggio delle mani, contribuirono a ridurre i morti là dove vennero tempestivamente adottate per tutta la durata dell’epidemia. Insomma, oggi, in un mondo reso ancora più piccolo dalle aumentate interconnessioni e dove è possibile valutare il potenziale pandemico dei nuovi virus, in attesa di una cura efficace o di un vaccino, un adeguato intervento pubblico può salvare molte vite umane.
Di seguito si propongono quindi, oltre al racconto di “un aspetto tribolato del passato”, gli studi di Alvaro Tacchini sulla Spagnola nell’Alta Valle del Tevere, la ricerca dei dottori Franco Pietrantozzi ed Edoardo Romoli sull’Orvietano, nonché una rassegna bibliografica, in ordine cronologico, suggerita dalla Sezione locale della biblioteca comunale Terni che, oltre ad alcuni studi medico-scientifici, propone ricerche su altre realtà locali nazionali.
La Spagnola in Umbria
- Aurelio Presciutti. La febbre spagnola: mezzo secolo di lotte e conquiste del mondo contadino in Umbria: racconti. Firenze: Il candelaio, 1987. L’autore trova un mezzo originale per mostrare “un aspetto tribolato del passato” con una serie di racconti che illustra come si viveva in Umbria dall’inizio del Novecento fino agli anni della Seconda Guerra mondiale. Questo libro-documento diventa lo specchio di un’epoca straordinariamente vicina al mondo moderno, ma anche straordinariamente diversa dalla nostra. Chi non l’ha vissuta farà fatica a credere che le storie raccontate dall’Autore siano vere. Ben venga dunque questa testimonianza diretta che mostra l’enorme accelerazione che il corso della civiltà ha subito. I tempi della “febbre spagnola” non sono stati una favola, ma una dura realtà. Che oggi è bene conoscere in tutti i suoi risvolti per capire meglio il presente. (dalla prefazione di Raffaele Mancini).
- Alvaro Tacchini. L’Alta valle del Tevere e la grande guerra; con la collaborazione di Marcello Pellegrini; saggio Sulla guerra di Paolo Rossi. Città di Castello: Petruzzi, 2008. La Spagnola in Italia
- Franco Pietrantozzi, Edoardo Romoli. La Spagnola nel territorio di Orvieto, in “Ricerche umbre. Rivista dell’Istituto per le ricerche storiche sull’Umbria meridionale”, 2014-2015, n. 4-5, pp. 185-222
La Spagnola in Italia
- Carmela Illuzzi, Laura Morea. L’epidemia di “spagnola” in un comune di Terra di Bari (1918). Molfetta: Mezzina, 1982
- Adele Valcavi. La febbre spagnola a Reggio Emilia: indagine sull’epidemia influenzale del 1918-19. Reggio Emilia: [s.n.], 1991, in “Bollettino storico reggiano”, 74, n. speciale 1991
- Luigi Luccioni. L’epidemia spagnola in Basilicata: 1918-1919. Rionero in Vulture: Calice, 2000 L’autore, dopo una ricostruzione storica dell’origine della terribile epidemia che colpì tutta l’Europa, indaga le condizioni igienico-sanitarie e le disastrose conseguenze, nei paesi della regione, della diffusione del morbo, cercando di rispondere a quesiti tuttora irrisolti: da dove venne, come si propagò, perché colpiva l’apparato respiratorio e soprattutto i giovani trai venti e i quaranta anni, e se vi è qualche possibilità di ritorno di quel tremendo virus, documentando il tutto con dati scientifici, illustrazioni e tabelle. (intervista all’autore all’indirizzo http://www.goccedautore.it/le-rubriche/dialogare/per-non-dimenticare.html)
- Eugenia Tognotti, La spagnola in Italia. Storia dell’influenza che fece temere la fine del mondo. Milano: Franco Angeli Editore
- Carlo Currado. L’epidemia di influenza “Spagnola” nell’Astigiano: ricordi e ricerche di un testimone. [S.l.: s.n.], 2003
- Gian Carlo Niccolai, Paolo Nesti. Un’epidemia dimenticata: la spagnola a Pistoia. Pistoia: ISRPt, 2006 (una recensione all’indirizzo http://www.toscananovecento.it/custom_type/guerra-fame-malattia/)
- Riccardo Sampaolesi. L’epidemia di influenza “spagnola” a Castelfidardo (1918-1920). Castelfidardo: Comune, Assessorato alla Cultura, 2006, https://www.academia.edu/14962672/Lepidemia_di_influenza_spagnola_a_Castelfidardo_1918-1920_
- Sergio Sabbatani, Sirio Fiorino, La pandemia influenzale“spagnola”.The “Spanish influenza” pandemic, in “Le Infezioni in Medicina”, 2007, n. 4, pp. 272-285, https://www.infezmed.it/media/journal/Vol_15_4_2007_8.pdf
- Michele Sciò. Notizie sull’epidemia di spagnola nella provincia di Aquila (1918-1919), in “Il foglio di Lumen: pubblicazione dell’Associazione culturale Lumen”, (2008), n. 22, pp. 28-32, https://www.lumenassociazione.it/wp-content/uploads/2019/07/Foglio-di-Lumen-22.pdf
- Donato Maraffino, Quel terribile autunno del 1918. Progresso civile-sanitario e pandemia di “Spagnola” nel Lazio meridionale, in “Medicina Pontina”, XXXII, n. 2, dicembre 2010, https://www.ordinemedicilatina.it/files/MedicinaPontina_2_2010.pdf
- Raffaele Ghirardi. La febbre cattiva: storia di una epidemia e del suo passaggio per Mantova. [Milano]: Mondadori, 2013Articolato in quattro parti, il volume considera inizialmente la pestilenza in quanto fenomeno naturale, nei termini dell’ecologia e delle leggi che la regolano, analizzando inoltre i correlati psicologici ed esistenziali che coinvolgono il singolo e la collettività. Nella seconda parte, dopo aver preso in esame le grandi pandemie influenzali della storia dell’uomo e i meccanismi biologici che le sottendono, l’autore focalizza l’attenzione sulla comparsa e l’evoluzione della spagnola in Italia, con un taglio storico e un nutrito apporto di memorie. La terza parte si concentra sull’esperienza mantovana, tra città e zone della provincia, in particolare il Basso Mantovano. La quarta e ultima parte svolge considerazioni sull’andamento della spagnola elaborando dati statistici e demografici, sia a livello nazionale che locale.
- Carmela Di Giovannantonio. L’epidemia mondiale: la spagnola. Testimonianze tratte dall’Archivio di Stato di Teramo, in “Aprutium: organo del Centro abruzzese di ricerche storiche”, XXI (2015), n. 1, pp. 69-104
- Riccardo Chiaberge, 1918 la grande epidemia: quindici storie della febbre spagnola. Novara: Utet, 2016. Che cos’hanno in comune Walt Disney e Guillaume Apollinaire, Edvard Munch e Franklin Delano Roosevelt? Il pittore dello scandalo Egon Schiele e Leopoldo Torlonia, sindaco di Roma deposto per le sue simpatie papiste? Il padre dell’atomica Leó Szilárd e Sophie, la figlia perduta di Freud? In apparenza poco o nulla. Eppure, una cosa li unisce: le loro vite vengono tutte attraversate dalla febbre spagnola, la terribile epidemia che infuria nel mondo tra il 1918 e il 1920, facendo più vittime della prima guerra mondiale. Qualcuno di loro guarisce, come Disney o Munch, altri no, come Schiele e Torlonia. Non sono gli unici influenzati celebri: tra le vittime della Spagnola figurano Mark Sykes, il diplomatico inglese responsabile dei confini del moderno Medio Oriente, e Anton Dilger, la spia tedesca artefice di un fallimentare progetto di guerra batteriologica negli Stati Uniti, ma anche la crocerossina Margherita Orlando, unica donna sepolta al sacrario di Redipuglia. Il virus non fa distinzioni di merito e stato sociale: colpisce alla cieca, cambiando in modo imprevedibile i destini individuali e, a volte, collettivi. Con o senza Spagnola, la Grande guerra sarebbe finita certo nello stesso modo, ma è lecito domandarsi che cosa sarebbe accaduto se il presidente americano Woodrow Wilson non fosse stato annebbiato dalla febbre durante i negoziati di pace di Parigi, o se il suo successore Roosevelt fosse morto prima di conquistare la Casa Bianca e varare il New Deal, o se Szilárd non fosse sopravvissuto al contagio, venendo così meno al suo ruolo fondamentale nella costruzione della bomba atomica statunitense. E ancora: Stalin avrebbe mai preso il potere in Unione Sovietica se Sverdlov, suo rivale e delfino di Lenin, non fosse stato ucciso dall’epidemia? E come dovremmo riscrivere la storia del cinema, se il virus si fosse portato via Mary Pickford, regina del muto e vera madrina di Hollywood? Riccardo Chiaberge trasforma la storia della Spagnola in un castello dei destini incrociati, dove si incontrano o si sfiorano le vite diverse, fragili e mirabili di quindici donne e uomini che hanno contribuito a forgiare il Novecento per come lo conosciamo.
- Giovanni Silvano. L’epidemia di influenza spagnola: la grande paura: una sfida inattesa e il consolidarsi di una nuova Croce Rossa, in Croce Rossa italiana e welfare dal 1914 al 1927: esperienze di interventismo umanitario, a cura di Nico Bortoletto e Giovanni Silvano. Pisa: ETS, 2018, pp. 157-172, https://www.academia.edu/39878715/L_epidemia_di_influenza_spagnola_la_grande_paura._Una_sfida_inattesa_e_il_consolidarsi_di_una_nuova_Croce_Rossa
- Felice Dell’Armi, Domenico Di Nucci. Capracotta 1918: l’epidemia influenzale “La Spagnola”. Isernia: Cicchetti, 2019