di Davide Micacchi
Arriva a Terni con le credenziali dell’acquisto di lusso per la categoria, nella classica fase della
piena maturità, ovvero in quell’esatto frangente della carriera di un calciatore in cui non si ha più
nulla da dimostrare ma ancora molto, moltissimo da dare.
E’ il 24 settembre del 2000. La sfrontata e talentuosa Ternana di Andrea Agostinelli, lungi ancora
dal divenire quella entusiasmante macchina da gioco e risultati di cui si ha memoria, affronta
l’Empoli di Silvio Baldini, al Liberati. Un poco più che trentenne Marco Schenardi, reduce dalla
significativa esperienza di Vicenza, disputa la sua prima e vittoriosa gara ufficiale in rossoverde,
mettendo sin dapprincipio in mostra tutti i talenti di esterno di centrocampo vecchio stampo, ala
tornante nel gergo che fu. Il classico numero “sette”, secondo i criteri d’identificazione di ruolo più
tradizionali.
Corsa, controllo palla, senso della posizione, cambio di passo, profondità, cross e inserimenti. Un
giocatore di categoria superiore, prestato sul finire di un significativo cammino professionale alle
glorie di una piazza che sa anche come esaltare i propri beniamini.
Emiliano di San Giorgio Piacentino, cresciuto nelle giovanili delle Cremonese per poi approdare
appena maggiorenne al Sassuolo, Serie C2, transita dopo un triennio, all’inizio degli anni Novanta,
per l’Ospitaletto, compagine del bresciano. Il punto di svolta di questo inizio di carriera, la chiamata
del Bologna di Luigi Radice, Serie A. L’esordio contro la Juventus di Luigi Maifredi, con ingresso
in campo nel finale di gara in luogo dell’attaccante tedesco Herbert Waas. Messe in cascina diciotto
presenze nella massima serie, passa al Brescia in cadetteria: trascorre con indosso la casacca delle
Rondinelle tutta la prima metà degli anni Novanta, collezionando due promozioni in A e realizzando il primo gol in categoria al Napoli, alla fine del gennaio del ‘93. Nel mezzo, la conquista della Coppa Anglo-Italiana, edizione 1994, sotto la guida di Mircea Lucescu e Adelio Moro.
Nel ’95, col Brescia finito nuovamente in B, approda alla Reggiana di Carlo Ancelotti.
Conquistata la A, disputa la prima parte della successiva stagione nelle file dei granata prima di tornare a vestire dal febbraio del ’97, in prestito, la maglia del Bologna di Renzo Ulivieri, dopo essere acquistato dal Vincenza. Ed è proprio con i biancorossi, reduci da uno storico successo quale la conquista della Coppa Italia, che Schenardi spende la fase più significativa della propria carriera: sotto la guida rispettivamente di Francesco Guidolin, Franco Colomba e Edoardo Reja, colleziona quasi cento presenze complessive, con due partecipazioni al campionato di Serie A, una promozione dalla B che vale l’immediato ritorno nella massima serie nella stagione 1999/2000, e soprattutto l’insperato traguardo della disputa di una semifinale europea, quella di Coppa delle Coppe stagione 1997/98, persa al termine del doppio confronto con il Chlesea di Gianluca Vialli.
Muove da tali lusinghiere premesse pertanto l’approdo in rossoverde del centrocampista piacentino,
nel corso della fase iniziale della stagione di B 2000/2001. L’ambiziosa Ternana della prima
gestione agariniana punta su una voglia di sorprendere, necessario retaggio di un blasone
dimensionato su livelli medi, che passa per la coesistenza in organico di elementi esperti e giovani
in cerca di ribalta, e più nel particolare per la presenza di giocatori capaci per caratteristiche e
talento di rendere la fase offensiva il punto di forza della squadra. E a completare l’invidiabile
batteria composta dai vari Grabbi, Borgobello, Miccoli e Adeshina, è l’innesto di un elemento di
valore assoluto del calibro di Marco Schenardi a rappresentare quel valore aggiunto che consentirà
del resto ai rossoverdi di cullare a lungo, nell’arco di un’intera stagione, concreti sogni di gloria.
Il centrocampista ex Vicenza trova da subito una coerente continuità d’impiego, a partire dal già
menzionato esordio contro l’Empoli, e il suo inserimento coincide con un ciclo di risultati utili
consecutivi per i ragazzi di Agostinelli, nel pieno rispetto di una media inglese che restituisce
l’immagine di una compagine valida e ambiziosa, capace di acciuffare il treno delle prime della
classe in graduatoria. A suggello, l’emblematica vittoria colta ai danni del Monza fra le mura
amiche, primo di novembre: Schenardi propizia il gol che sblocca il risultato, primo sigillo in
rossoverde, e realizza la rete del definitivo 4 a 1, dopo quelle messe a segno da Borgobello e
Carbone, intervallate dalla segnatura di Mazzeo per gli ospiti.
Il momento felice per i ragazzi di Agostinelli prosegue, al netto dell’immediata, rotonda ma
episodica battuta d’arresto di Piacenza, e per il tornante emiliano, a fronte di una continuità di
rendimento che contribuisce alla crescita delle credenziali della squadra, il big match casalingo in
programma alla tredicesima contro il Venezia di Cesare Prandelli rappresenta una nuova occasione
per apporre la propria firma anche nel tabellino dei marcatori, con la fondamentale rete della
sicurezza messa a segno allo scadere, dopo che il gol ospite di Maniero per l’1 a 2 realizzato su
rigore a una decina di minuti dal termine aveva rischiato di rimettere in discussione un risultato fin
lì ipotecato grazie alla doppietta di Grabbi.
Quel che accadrà nel corso della stagione, a partire dalla flessione sul piano dei risultati registrata
sul finire del girone d’andata e passando per il crocevia dell’indigeribile rovescio interno contro il
Torino, è storia già nota. Per Schenardi, il campionato rimane caratterizzato da un’invidiabile
continuità sul piano delle presenze, da segnalare ai soli fini statistici il rosso rimediato per doppia
ammonizione in occasione della gara di Treviso di fine dicembre, con un calo del minutaggio che
tuttavia si fa sensibile solo in corrispondenza delle ultime, pressoché oramai inutili giornate di
campionato.
E se la delusione per il mancato raggiungimento di un obiettivo parso ad un certo punto
effettivamente perseguibile porterà con sé un opportuno rilancio programmatico, con la conferma in
panchina di Agostinelli e pur considerando la partenza di Grabbi per l’Inghilterra, ai conti la
stagione 2001/2002 si tramuterà ben presto in una via crucis di aspettative disattese e risultati
deludenti, fino al drammatico epilogo coinciso con una inimmaginabile retrocessione.
Lo stesso Schenardi fatica a riproporre quel ruolo di coprotagonista che ne aveva fatto da subito un punto di riferimento per compagni e tifoseria alla sua annata d’esordio, a causa di contrattempi di carattere fisico e di una progressiva marginalizzazione rispetto a un nuovo progetto tecnico-societario che fatica ad assumere fattezze concrete e percepibili.
Sicchè, la seconda esperienza stagionale di Schenardi con la maglia rossoverde trasmuta in
un’annata da dimenticare, al termine della quale il Nostro opta per il trasferimento all’Ancona di
Luigi Simoni, compagine nelle file della quale disputerà la sua ultima stagione da professionista,
coronata dalla promozione in A dei dorici.
E se il suo nome, nell’alveo dell’Umbria calcistica, continua a circolare alla luce delle esperienze
vissute negli ultimi anni sulle panchine di molte squadre , ed ora su quella della Ternana Under 15,
nella memoria della tifoseria rossoverde il suo volto familiare rimarrà impresso accanto a quello degli altri protagonisti di un sogno pur bruscamente interrotto chiamato Serie A.
Grazie, Marco.