“In tutta onestà ho faticato alle volte a percepire il segno di questo cambiamento, può darsi che sia stato ancora troppo timido e che si tratti in ogni caso di un percorso difficile, ma alle volte si fa veramente fatica a vederlo.”
A pronunciare queste riflessioni non è un esponente dell’opposizione bensì della maggioranza, Michele Rossi eletto nelle file di Terni Civica, peraltro convinto sostenitore del sindaco Latini e della sua giunta.
“La nostra coalizione politica – ha aggiunto il consigliere Rossi – si è proposta per dare alla città un cambio di passo e siamo stati eletti sull’onda di questa voglia di cambiamento. Coscienti che avremmo dovuto puntare tutto sulle idee, non potendo contare su adeguate risorse nelle casse comunali.”
” Un caso eclatante è quello del nostro polo museale. Quel Caos che, fin dal nome, scoraggia i cittadini dal frequentarlo e non li spinge a viverlo come si dovrebbe. Caos è sì l’acronimo che rimanda alle origini del luogo (l’ Opificio Siri) ma porta alle mente soprattutto la confusione, la disarmonia, il disordine, l’agitazione. Difficile sentire una grande attrazione per tutto questo. Nn cosa si è trasformato il nostro “caos” in tutti questi anni? – si domanda Rossi – cosa ha prodotto di permanente nella nostra città? I più ricorderanno la continua ricerca della provocazione artistica, alcune volte sfociata in spettacoli di dubbio gusto e al limite della volgarità. Resterà soprattutto quella fastidiosa sensazione che valicando il cancello spesso si provava, come di entrare in un luogo tutt’altro che aperto e di tutti. Come se si fosse entrati in casa d’altri (scusi è permesso?) , con la premura di non disturbare troppo i padroni di casa. Un luogo culturale che invece di essere patrimonio comune della città e di tutti i suoi cittadini, capace di accontentare con iniziative e mostre temporanee i vari gusti culturali, è sembrato piuttosto ospitare solo ciò che era nelle corde dei suoi gestori, votati esclusivamente al solo contemporaneo sperimentale. In altre parole è mancata la vivacità e la varietà dell’offerta culturale che dovrebbe caratterizzare quel posto; con la sola eccezione del ben assortito menù del Fat.”
CORAGGIO
“Purtroppo a distanza di due anni la sensazione è ancora quella – conclude Rossi – e certamente non aiutano le recenti esposizioni di proiezioni, mentre altre opere d’arte rimangono ingiustamente ancora impolverate nelle rastrelliere dei magazzini in attesa del loro momento.
Dobbiamo avere il coraggio di cambiare quel posto ad iniziare dal suo nome. Dare il segno di avere una politica culturale senza lasciare tutto al buon cuore dei gestori ma dando indirizzi e programmazione che amplino l’orizzonte culturale della città senza limitarlo ai gusti ed alle preferenze dei custodi temporanei.”
E sull’argomento Rossi annuncia una interrogazione al sindaco che presenterà nei prossimi giorni.