Se l’Agorà del dibattito politico è ormai individuato nei social, quello che sui social è comparso nei giorni scorsi è un fatto politico. Una critica forte rivolta al sindaco di Terni Leonardo Latini e al capogruppo della Lega, Federico Brizi. Arriva da un membro autorevole del loro partito: l’assessore regionale Enrico Melasecche.
Causa di tutto seppure in maniera indiretta è stato, manco a farlo apposta, l’ex sindaco Leopoldo Di Girolamo. Lui per la verità non c’entra niente, ma tutto è accaduto per la semplice cerimonia che si è tenuta nella sala di minoranza di Palazzo Spada, laddove sono appesi i quadri col ritratto dei sindaci di Terni dal dopoguerra in qua. Il ritratto di Di Girolamo è andato così ad aggiungersi agli altri: da Comunardo Morelli a Paolo Raffaelli, passando tra gli altri per quelli di Ezio Ottaviani, Dante Sotgiu, Giacomo Porrazzini, Mario Todini, Gian Franco Ciaurro. Una tradizione non un’agiografia, che tramanda la figura di chi è stato primo cittadino di Terni e che a suo tempo, sempre a partire dal Dopoguerra in qua, sindaco è diventato non in seguito ad un colpo di stato, ma in quanto eletto direttamente dai cittadini o – fino al 1993 – dai consiglieri comunali rappresentanti di quegli stessi cittadini
Presenti alla “messa in opera” il sindaco in carica, Leonardo Latini e Federico Brizi che ha postato su Facebook, una breve nota che ne denota il senso civico ed una concezione della politica intesa sì come discussione e anche contrapposizione o rivalità, ma non mancanza di rispetto per l’avversario. Sotto l’hastag #lalegarispettaletradizioni ha scritto: “Oggi la galleria dei ritratti dei Sindaci di Palazzo Spada si è arricchita del dipinto di Leopoldo Di Girolamo. Cerimonia organizzata dal Presidente del Consiglio Comunale a cui ha partecipato l’attuale sindaco Latini”.
Al solito, sono seguiti i commenti soliti dei leoni da tastiera molti dei quali forse non hanno capito che lì ci sono i ritratti di tutti i sindaci di Terni. Poi è arrivato il commento dell’assessore regionale Enrico Melasecche per cui la vicenda assume l’aspetto di un “mezzo” caso politico. Non per le accuse al sindaco ritratto sul quadro, ma per le critiche dirette sia a Brizi che a Latini. “In una Terni come quella che abbiamo ereditato – Melasecche conosce le vicende ternane per filo e per segno essendo stato seduto in consiglio comunale dal 1993 al 2019 – occorre il coraggio di evitare aggregazioni melense fra chi ha portato la città al dissesto e chi ha combattuto per venti anni in prima linea quello che stava avvenendo”. “Non tutti – aggiunge – hanno avuto la schiena dritta e non tutti erano in prima linea a combattere i responsabili del disastro. C’è chi ha sempre ammiccato”. Siccome Latini di quel consiglio comunale non faceva parte forse si ammicca a Federico Brizi che era invece consigliere di Forza Italia?. “Anche oggi c’è chi indulge all’inciciucio come allora, c’è chi continua ad equivocare e fare accordi melensi”, continua il commento di Melasecche. Uno è spinto a pensare che si riferisca al .sindaco Latini, mentre è sicuro che parli di sé stesso quando sottolinea che c’è “chi a schiena dritta non tradisce il patto con gli elettori che hanno chiesto e chiedono un’alternativa”.
Ma forse quella dell’assessore regionale era solo l’amarezza di un momento, chissà . D’altra parte farebbe piacere a molti avere il proprio ritratto in quella saletta. C’è chi lo sogna di notte.