Il viaggiatore solitario, estremo e coraggioso, Lorenzo Barone, questa volta ha dovuto cedere alle avversità climatiche. Anzi a cedere sono state le camere d’aria della sua bicicletta che non hanno retto le temperature impressionanti che si registrano in questi giorni in Yakutia.
Lorenzo era partito lo scorso 11 dicembre da Yakutsk, la città più fredda del mondo nella Siberia orientale, ad un temperatura di -47 gradi per un viaggio lungo 2.700 km che lo avrebbe portato sulla strada più a Nord del mondo al villaggio di Yuryung Khaya .
Dopo appena 1 km., però, si era dovuto fermare perché la camera d’aria anteriore si era spaccata. Un’avventura, dunque, iniziata fra le avversità che ha un po’ incupito il biondo sangeminese. ” Ho progettato un viaggio che comincio a temere io stesso – ha scritto infatti nel suo diario di bordo – voglio però tentarlo a tutti i costi e se “fallisco” tornerò comunque a casa con un bagaglio di esperienza enorme. La temperatura minima in questi giorni è stata di -55°C. Devo ritrovare al più presto l’armonia e la fiducia che avevo in me lo scorso inverno nel vivere all’aperto in autonomia con la tenda e la bici. La differenza sostanziale con il precedente viaggio sono le poche ore di luce e lo sbalzo termico quasi pari a zero tra il giorno e la notte”.
Ricorderete invece dell’impresa di cui fu protagonista lo scorso inverno quando raggiunse il Polo del freddo, a febbraio.
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Sarebbe dovuto tornare in Italia qualche settimana dopo ma è scoppiata la pandemia e Lorenzo è dovuto rimanere in Yakutia dove è successo del bello e dell’imprevedibile. A migliaia di chilometri da San Gemini, infatti, ha trovato l’amore che risponde al nome di Aygul. Ed è rimasto lì.
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Ora questa nuova impresa ben oltre i limiti dell’umana sopravvivenza lungo la strada più a Nord del pianeta.
Ma Lorenzo non è uno chiunque, eccolo pronto di nuovo in sella. ” Tutto sembra reggere – scrive il 19 dicembre – le camere d’aria montate sono da Downhill, quindi molto più spesse delle precedenti e non a caso pesano quasi mezzo kg. l’una. Confido nella robustezza della mia bici in acciaio, che con il mio peso ed i bagagli sopporta un carico di circa 155 kg (in base alle scorte di cibo) questo grazie ai copertoni Ice Spiker Pro che con una portata massima di 100 kg l’uno mi permettono di caricare la bici ipoteticamente fino a 200 kg. Ciò che mi permette di sopravvivere all’aperto è invece la tenda, il fornello, il materassino e il sacco a pelo”.
Il 20 dicembre Lorenzo riparte. “Viaggiare in ambienti estremi è quello che amo fare, ciò che mi fa sentire vivo, Aygul questo lo accetta, quindi ce la metterò tutta, tenterò di realizzare anche questo sogno per poi tornare da lei e magari finalmente portarla con me in Italia”.
Quando riprende l’avventura la temperatura è di -51 gradi.
DAL SUO DIARIO DI BORDO
“Stamattina mi sono svegliato in tenda al buio a -48°C ed ho cominciato a sciogliere la neve per bere, poi ho scongelato gli avanzi di cibo della sera prima ed ho fatto colazione, infine, poco prima che il sole sorgesse ho smontato la tenda e sono ripartito”
LA RESA, POCO DOPO
“Non posso continuare così. Sono 3 giorni che vivo all’aperto e oggi un’altra foratura , di nuovo. Se non trovo una soluzione pratica per le camere d’aria (qui non vendono nulla per le biciclette, quel poco che posso trovare è a 5.000 km da qui a Novosibirsk) tenterò il viaggio più avanti, magari a febbraio o marzo. Parlando con dei ciclisti di Yakutsk ho scoperto che le camere d’aria cedono anche lasciando semplicemente la bici all’aperto durante l’inverno senza usarla”.