A metà giornata il presidente del consiglio Giuseppe Conte prende atto che i cosiddetti costruttori non ci sono, o se ci sono, sono troppo pochi. I numeri sono troppo esigui, soprattutto al Senato, e ,dunque, non resta altro da fare che dimettersi.
Domani mattina alle ore 9 il consiglio dei ministri poi si recherà al Quirinale per formalizzare al Presidente della Repubblica le dimissioni.
Quel che succederà dopo è difficile da ipotizzare.
Impossibile un governo di unità nazionale che contempli la Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico.
Probabilmente il Capo dello Stato dopo un rapidissimo giro di consultazioni potrebbe riaffidare l’incarico allo stesso Conte sul cui nome convergeranno nuovamente Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Leu che, però, da soli, non hanno i numeri per assicurare a Conte la sopravvivenza. Dunque, il Capo dello Stato dovrà verificare se ci saranno altri gruppi disposti a sostenere l’avvocato pugliese. Occhi puntati sui parlamentari di Forza Italia.Secondo voci che filtrano dai palazzi romani sarebbe pronto un gruppo di deputati e senatori azzurri disposti a entrare in una maggioranza cosiddetta Ursula, europeista, avendo voce su programma e squadra di governo.
Si tratta di una crisi al buio dove non c’è nulla di scontato e Conte lo sa bene visto che ha provato fino all’ultimo a blindarsi a Palazzo Chigi.
In definitiva potrebbe non essere lui a guidare il prossimo governo così come non sono da escludere le elezioni anticipate.
In serata su Twitter il ministro Luigi di Maio ha scritto: “Il Paese sta attraversando uno dei momenti peggiori di sempre a causa della pandemia e si ritrova in una crisi di governo assurda per colpa degli egoismi di qualcuno. Ora serve compattezza, tutti dobbiamo stringerci attorno a Giuseppe Conte. Non ci sono dubbi, avanti determinati”.
Sempre su Twitter arriva a Conte il sostegno convinto di Nicola Fratoianni (LEU): Il Presidente Giuseppe Conte – ha scritto Fratoianni – ha deciso di dimettersi. Una scelta di chiarezza di fronte ad una crisi aperta a freddo e il cui oggetto resta ancora piuttosto misterioso. Ora occorre sostenerlo in modo chiaro e deciso. Ben consapevoli che di tutto abbiamo bisogno tranne che di Governi tecnici o di larghe intese, che peraltro non si intendono su nulla. In ogni caso, noi saremmo da un’altra parte.