Terni? E’ sempre quella dell’inizio del XX secolo. Acciaio, acciaio, acciaio. E i guai che il produrlo arreca alla salute. D’altra parte, che ti aspetti? Quello della sallute non può non essere il problema dei problemi in una città ricoperta da un “miasma di nichel e cromo” che ricadendo sulla testa dei ternani si mischia con la loro forfora (ce l’hanno – sembra – proprio tutti, compresi i calvi), ricopre i tettucci della macchine, si spalma sull’insalata dell’orto che i “metal mezzadri” ternani si ostinano a zappare nel tempo libero: due foglie d’insalata, due carote, la bieta, le fave, quattro pomodori … E l’omo campa.
Ma mica basta! Che dire di quella montagna di scorie alle porte della città? E dell’inceneritore? E la Thyssen che in Germania vuol fare verde Essen mentre Terni, invece, la avvolge di miasmi! E poi tutte quelle multinazionali…
E a Terni si muore come mosche, a parte i soliti centenari – ma quelli confermano la regola – e chi campa, sta in una città il cui ritmo di vita è scandito dall’ululare delle sirene della fabbrica. Se non sentisse la sirena un ternano non saprebbe che fare…
Siccome le disgrazie non vengono mai sole, in una situazione così penosa c’è chi approfitta: e così adesso la città, una volta comunistissima e prima ancora fascistissima si trova nelle grinfie di amministratori senza scrupoli, ma per fortuna inquisiti, e di cooperative che fanno il bello e il cattivo tempo. Sono passati di corsa, da Terni, quei cronisti d’assalto che hanno provato a raccontare una città. Mettendo giù quattro freddi numeri, sentendo il parere di padre, figlio e nonno, tutti operai delle acciaierie, ospitando le lamentazioni di una giovane che a Terni si annoia perché o vai all’acciaieria o sennò che fai. Evidentemente lei non si confonde con quella “folla” di giovani che a piazza Tacito annegano la disperazione e la noia nella break dance, notati dagli “inviati corridori”. Inviati che non hanno invece visto che esistono pure altri problemi: le infrastrutture che mancano, il commercio che langue, i giovani disoccupati, il lavoro precario, il traffico impazzito… C’è da sbizzarrirsi per chi andrà a governare Terni dopo il 10 giugno.
Intanto se qualcuno vuol passare il tempo potrebbe raccogliere il consiglio suggerito sulle colonne del Fatto Quotidiano, che ha dedicato quattro pagine (ma in verità un po’ meno) a Terni. Si potrebbe andare alle acciaierie a vedere – come hanno detto loro – la palestra in cui Luchino Visconti girò una scena memorabile del film “Morte e Venezia”. Vabbé, il luogo delle riprese era la biblioteca e non la palestra, e il film era “La caduta degli dei”, ma se stai a guardare il capello… Tanto quelli di Ferrara, che ne sanno?