I sindacati Cgil-Cisl-Uil hanno scelto Assisi, luogo simbolico, per la manifestazione nazionale del 1° maggio caratterizzata dallo slogan “Al lavoro per la pace”.
Sul palco allestito all’esterno della Basilica di san Francesco c’erano i segretari Maurizio Landini (Cgil), Pierpaolo Bombardieri (Uil) e Luigi Sbarra (Cisl).
“Avremmo sperato di ritrovarci dopo due anni di pandemia, di nuovo tutti in piazza in una situazione meno difficile, meno complicata di quella che invece dobbiamo affrontare. Ma credo che essere di nuovo qui, tutti assieme, sia comunque un fatto importante da cui ripartire – ha detto, fra l’altro – Maurizio Landini – Il mondo del lavoro è per la pace, contro qualsiasi guerra, da qualsiasi parte questa arrivi. È evidente che siamo di fronte a una guerra in Europa, perché c’è stata una persona che ha deciso di praticarla e di riportarci indietro di 70 anni. Non possiamo certo accettare di ritornare al fatto che la guerra sia il normale strumento di regolazione dei rapporti tra le persone e tra gli stati. Ma dico con altrettanta nettezza che la guerra non si sconfigge con la guerra. Non è possibile pensare che siamo più sicuri se aumentano gli investimenti in armi – ha aggiunto Landini – io credo che da questa giornata di mobilitazione debba arrivare una sola voce che dice: non è il momento di riarmare, ma è il momento della trattativa. È il momento di ritornare allo spirito della conferenza di pace di Helsinki del 1975, che ha affermato che tutti i popoli del mondo devono trovarsi per discutere del disarmo, della coesione e del multilateralismo”.
“La gente non è in grado di arrivare alla fine del mese – ha detto ancora Landini – allora c’è bisogno che in Europa e in Italia si sostenga il lavoro, si sostengono le pensioni. Al presidente del Consiglio, che da quando è scoppiata la guerra non ha avuto ancora il tempo di discutere con le organizzazioni sindacali, diciamo una cosa molto semplice: per risolvere i problemi delle persone bisogna migliorare la quattordicesima e indicizzare le detrazioni al livello reale dell’inflazione”.
“Anche in un momento così difficile e complesso vogliamo sia una giornata di festa. La festa del lavoro. La festa di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori. La festa di chi senza risparmiarsi ha dato il suo contributo alla società lavorando per una vita intera – ha affermato tra l’altro Luigi Sbarra – Non c’è luogo più significativo, quest’anno, per celebrare il 1° Maggio, Assisi. Un luogo di pace e di riconciliazione. Pace e riconciliazione che sono la precondizione di ogni cosa. E che oggi servono più che mai. Nel mondo, dove sono in atto oltre 60 conflitti. E dopo tanto tempo anche in Europa. dove la parola “guerra” torna a riempire le nostre vite con la sua tremenda realtà. Migliaia di vittime innocenti, stragi di civili inermi, l’esodo forzato di milioni di profughi. Vite distrutte in poche ore. Vite di lavoratori, pensionati. Famiglie intere. Giovani, donne, bambini. Tutto questo ha un solo responsabile, un solo colpevole. Tutto questo ha avuto inizio il 24 febbraio con la sanguinaria invasione dell’Ucraina, uno Stato sovrano e libero, decisa da un autocrate, Vladimir Putin e dal suo brutale disegno imperialista”.
“Il lavoro deve essere fonte di vita – ha aggiunto Sbarra – c’è una guerra che si combatte tutta dentro i nostri confini nazionali. Che vede cadere solo civili. Solo persone innocenti. È la guerra dei morti e dei feriti sul lavoro. Una strage infinita, vergognosa, che ha visto oltre 13 mila vittime nell’ultimo decennio, quasi 1.300 solo l’anno scorso, più di tre al giorno, soprattutto giovani e donne. La ricostruzione deve essere fatta insieme ai lavoratori, e non sui loro corpi! Serve una svolta”.
Di precarietà ha parlato Pierpaolo Bombardieri affermando che l’attenzione dei sindacati “deve essere rivolta a tutti quei ragazzi a quelle ragazze, agli uomini e alle donne, agli sfruttati, a chi è sottopagato. A coloro, insomma, che non riescono a progettare un futuro sicuro. Se si propongono contratti a tempo determinato di 4 o 10 ore di lavoro, chi lo cerca fa bene a non accettare perché la dignità del lavoro sta nell’avere un lavoro sicuro, nel rivendicare il diritto alla vita”. Bombardieri ha ricordato i 20 milioni di contratti precari depositati all’INPS dal 2018: “È da qui che dobbiamo cominciare – ha sottolineato – qualcuno ci dice che sono solo numeri, ma dietro questi numeri ci sono persone, ci sono giovani che non riescono a costruire il loro futuro.”