Il 24 agosto del 2016 era di mercoledì. Era una notte calda, simile a quella di oggi. Alle 3,36 una forte scossa di terremoto del 6° grado della scala Richter distrusse Amatrice e molti borghi appenninici del Centro Italia i cui nomi ci sono diventati familiari: Montereale, Accumoli, Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, Cittareale. 299 le vittime, 388 feriti,. gli sfollati oltre 40 mila.
Un sisma violento che gettò nell’apprensione tutto il Centro Italia che produsse scosse molto forti, superiori a 5 gradi Richter e che culminò nella scossa più forte di tutte, quella di domenica mattina, 30 ottobre, di 6,5 gradi Richter con epicentro fra Norcia e Preci, che svegliò di soprassalto e gettò nel panico, tutti.A distanza di 4 anni la ricostruzione è al palo. Questa mattina il Presidente del consiglio, Giuseppe Conte, parteciperà, alle ore 11, alle celebrazioni commemorative ad Amatrice. Prenderà degli impegni?
Intanto chi si è fatto sentire è Papa Francesco: “”Rinnovo la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni – ha detto il Papa al termine dell’Angelus – perché possano andare avanti con solidarietà e speranza. E mi auguro che si acceleri la ricostruzione affinché la gente
possa tornare a vivere serenamente in questi bellissimi territori dell’ Appennino”.
Una cerimonia si è svolta ieri pomeriggio ad Arquata del Tronto per ricordare le 54 vittime subite dal piccolo Comune in provincia di Ascoli Piceno.
La rabbia per la mancata ricostruzione ha lasciato il posto al silenzio per onorare le vittime e alle parole del vescovo di Ascoli, Mons. Giovanni D’Ercole che ha officiato la cerimonia: “Basta che un uomo sogni, perché un’intera razza profumi di farfalle. Basta che solo uno sussurri di aver visto l’arcobaleno di notte, perché perfino il fango abbia gli occhi rilucenti. In occasione del quarto anniversario del sisma che ha dilaniato queste nostre terre, ha falciato vite umane, ha seminato sofferenza, disagi e ha tentato di spegnere la speranza e togliere il sorriso dai nostri volti, mi sono tornati alla memoria questi versi dello scrittore peruviano Manuel Scorza Torres – ha detto il vescovo – per sollecitare tutti a tornare a sognare insieme la speranza. E’ vero, passa il tempo e tutto sembra restare come quella notte: le macerie, le case da ricostruire, le chiese da rivedere risorgere, il lavoro che fa fatica a crescere, la gente che continua ad andarsene o a morire. Tante problematiche ancora forti e preoccupanti che si sommano alla pandemia del Covid 19. Tutto sembrerebbe farci scoraggiare e invece dobbiamo continuare a sperare. Sognare la speranza è l’invito che ci viene da tante parti e, se anche con il passar del tempo diminuisce l’attenzione e la solidarietà, dobbiamo proseguire il cammino faticoso della speranza insieme ai parenti delle vittime del sisma, agli abitanti che qui vivono ogni giorno, agli amici e a quanti con noi continuano a camminare insieme, sorretti dalla certezza che il Signore non abbandona chi in lui si rifugia.
Solo così – ha concluso Mons. D’Ercole – possiamo essere in grado di sognare insieme un futuro migliore per tutti, per Arquata e gli altri Comuni lesionati dalle scosse del terremoto. Il sogno non si riduce a calcolo, analisi, ragionamento; ha qualcosa che eccede rispetto a ciò che si vede e che esiste. La storia la riscrivono dopo le tragedie le persone che non cedono alla tentazione del sonno dell’indifferenza e del qualunquismo”.
Ancora il 18 gennaio 2017, dunque 6 mesi dopo quella prima scossa che distrusse Amatrice, tutto il Centro Italia tremava: ci furono ben 4 scosse, tre la mattina e una il primo pomeriggio , comprese fra i 4,6 e i 5,4 gradi Richter. Quel pomeriggio, infine, una valanga travolse l’Hotel Rigopiano, a Farindola, ai piedi del Gran Sasso: 29 le vittime, fra le quali il ternano Alessandro Riccetti, 33 anni.Lavorava in quell’albergo come receptionist.