C’è un segnale importante che si manifesta giorno dopo giorno attorno alla candidatura di Maria Elisabetta Mascio alle elezioni suppletive dell’8 marzo prossimo: sta faticosamente e pian piano venendo alla luce che il Pd umbro, e soprattutto ternano, prova ad avviarsi a diventare diverso. Le batoste elettorali, spesso, aiutano a ritrovare lo spirito originario smarrito per strada per una serie piuttosto lunga di questioni.
Intanto va detto che sul simbolo che apparirà sulla scheda che verrà consegnata agli elettori per scegliere chi subentrerà a Donatella Tesei in Senato (dopo la sua ascesa alla presidenza della Regione), c’è una scritta semplice: “Mascio per l’Umbria”. Nel cerchio ci sono i simboli del Pd e di Sinistra Civica Verde che la sostengono fin dall’inizio; ma pan piano stanno arrivando, per la candidata Mascio, gli appoggi di Articolo 1, dei Socialisti, e di Andrea Fora, il consigliere regionale che non parla certo solo a titolo personale, ma come esponente di quel sistema che fa riferimento al mondo cooperativo e al cattolicesimo sociale di cui lo stesso Fora è espressione.
Con Fora arriva un altro tipo di “conforto” alle posizioni di Maria Elisabetta Mascio. Lei dice: “Intendo far politica stando dalla parte delle persone: la politica è servizio, ritengo fondamentale l’ascolto delle persone e dei territori per conoscerne i bisogni. E’ il modo più concreto per individuare soluzioni ai problemi dei cittadini”. E Fora, afferma: “Sarebbe ingiusto se la larga comunità del centrosinistra, del civismo, del socialismo, del cattolicesimo sociale, fosse costretta a pagare errori o distinguo dei suoi dirigenti: la posta in gioco è ben più alta”. Si tratta di concetti che rappresentano, nella loro semplicità, una svolta rispetto a quel Pd conosciuto negli ultimi anni: quello del fuoco amico, dei capicordata, della lotta per il potere, dei confronti a porte chiuse, dei rapporti esterni non sempre manifesti. Già l’uscire da quelle stanze è una novità. Non a caso Sandro Piermatti a nome di Sinistra Civica Verde ha potuto affermare che “per noi è stata una scelta naturale sostenere la candidata Mascio; siamo nati per costruire un percorso a sinistra, uscire dalla logica della sconfitta, assumerci le responsabilità ed aprire una nuova pagina. Il profilo professionale, culturale e sociale di Elisabetta dimostra che dialogare a sinistra è possibile”.
Un profilo, quello di Maria Elisabetta Mascio, formatosi nell’impegno civico e in quello professionale nel mondo affascinante e delicato della scuola. “Mi posso dedicare alla politica perché ormai è alle spalle la mia attività lavorativa, non si possono fare le due cose”, ha spiegato lei. O quanto meno, va aggiunto, non si possono fare così come afferma di voler fare: dedicandosi alla comunità. Quella comunità di cui si sente parte integrante per formazione culturale, per i toni da persona educata (merce rara in politica da qualche tempo), per la disponibilità ad ascoltare ed imparare: “Il fine della politica è quello di costruire una società sempre migliore”, dice.
Per questo Walter Verini, commissario del Pd Umbro, alla presentazione ai cittadini della candidata ha potuto sostenere che “quella di Maria Elisabetta è una candidatura che ha unito il centrosinistra e non solo”. Una candidatura che può essere vincente, non esita a sostenere Verini.
Fosse quello il responso delle urne, si tratterebbe di un messaggio importante non solo perché registrerebbe un passo avanti di una sorta di “nuovo Pd”, ma anche perché si avrebbe la dimostrazione che la strada della politica seria, del senso di comunità, dell’apertura verso i cittadini, della concretezza al posto della propaganda rappresentano il mezzo per ricordare che il centro sinistra è ancora una forza viva nella società umbra. E poi poter contare su un senatore in più o in meno di questi tempi pare importante per le sorti del governo italiano.