Bocciando il ricorso degli imputati, la Corte di Cassazione, ha confermato quanto deciso nell’appello bis del 29 maggio 2015 e cioè 9 anni e 8 mesi di reclusione per l’amministratore delegato Harald Espenhahn; 6 anni e 10 mesi per i dirigenti Marco Pucci e Gerald Priegnitz; 7 anni e mezzo per il responsabile di Terni , Daniele Moroni e per l’ex direttore dello stabilimento, Raffaele Salerno, 6 anni e 8 mesi per il responsabile della sicurezza, Cosimo Cafueri.
Sull’eventuale carcerazione dei due manager tedeschi si dovrà verificare quali sono gli accordi di assistenza giudiziari che legano l’Italia e la Germania. Gli imputati rispondevano di omicidio colposo plurimo e di violazione delle norme sulla sicurezza. Secondo i loro legali è molto probabile che scontino la pena nel loro Paese, in base alle loro norme, dopo un procedimento davanti alla Corte Federale.In Germania , il massimo della pena per omicidio colposo è 5 anni.
A seguito dell’incendio alla Thyssen di Torino, morirono gli operai Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone.
Passerà la notte nella sua casa di Terni per presentarsi domani mattina in questura Marco Pucci, condannato a 6 anni e 10 mesi di reclusione per il rogo della Thyssen a Torino. Lo ha appreso l’ANSA dal suo difensore Ezio Audisio. “Pucci è pronto ad affrontare il percorso che lo aspetta”, ha aggiunto il legale. L’avvocato Audisio ha spiegato che Pucci “si è già messo a disposizione dell’autorità giudiziaria”. “L’ho sentito – ha aggiunto – abbastanza sereno. Comunque le parole in questo momento sono poche. Eravamo fiduciosi nella decisione della Cassazione dopo la richiesta del procuratore generale e perchè riteniamo fondate le nostre ragioni. Abbiamo avvertito però – ha concluso l’avvocato Audisio – un clima decisamente ostile che deve aver influito sull’esito del processo”.
LA VICENDA
Era la notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007. Allo stabilimento Thyssen di Torino un getto d’olio bollente, incendiatosi, investe otto operai. 7 muoiono nel giro di un mese, mentre un altro operaio subisce ferite non gravi. Nasce così il dramma della Thyssen, che ha avuto il suo epilogo processuale questa sera con la conferma da parte della Cassazione delle condanne per i sei dirigenti imputati. Critiche all’azienda erano state sollevate fin da subito, sia perchè alcuni degli operai coinvolti nell’incidente stavano lavorando da 12 ore, avendo quindi accumulato 4 ore di straordinario, sia perchè secondo le testimonianze di alcuni operai i sistemi di sicurezza non avevano funzionato (si parlò di estintori scarichi, idranti inefficienti, mancanza di personale specializzato).
L’azienda ha smentito che all’origine dell’incendio vi fosse una violazione delle norme di sicurezza. Emerge anche un documento dell’amministratore delegato Herald Espenhahn dove si attribuisce la colpa dell’incendio ai 7 operai, “che si erano distratti”.
La vicenda penale inizia nel 2008: a carico dell’amministratore delegato i pubblici ministeri formulano l’ipotesi di reato di omicidio volontario con dolo eventuale e incendio doloso (dolo eventuale), mentre altri cinque dirigenti vengono accusati di omicidio colposo ed incendio colposo (con l’aggravante della previsione dell’evento); viene contestata l’omissione dolosa dei sistemi di prevenzione antincendio ed antinfortunistici, e viene rinviata a giudizio anche l’azienda come persona giuridica. Il 1 luglio 2008 i familiari delle 7 vittime accettano l’accordo con l’azienda in merito al risarcimento del danno per una somma complessiva pari a 12.970.000 euro. In seguito all’accordo i familiari rinunciano al diritto di costituirsi parte civile nel processo ai dirigenti. Il 15 aprile 2011 le prime condanne: la Corte d’assise di Torino, conferma i capi di imputazione a carico di Herald Espenhahn, amministratore delegato della società , condannandolo a 16 anni e 6 mesi di reclusione. Altri cinque manager dell’azienda (Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Daniele Moroni, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri) vengono condannati a pene che vanno da 13 anni e 6 mesi a 10 anni e 10 mesi. Il 28 febbraio 2013 la Corte d’assise d’appello modifica il giudizio di primo grado, non riconoscendo l’omicidio volontario, ma l’omicidio colposo, riducendo anche le pene ai manager dell’azienda: 10 anni a Herald Espenhahn, 7 anni per Gerald Priegnitz e Marco Pucci, 8 anni per Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, 9 per Daniele Moroni.
Nella notte del 24 aprile 2014 la Suprema Corte di Cassazione conferma le colpe dei 6 imputati e dell’azienda, ma ordina un nuovo processo d’appello per ridefinire le pene. Il 29 maggio 2015 il nuovo processo d’appello riduce le condanne per tutte e 6 gli imputati: per Espenhahn la pena scende da 10 a 9 anni e 8 mesi, 6 anni e 10 mesi per i dirigenti Marco Pucci e Gerald Priegnitz, 7 anni e mezzo per il responsabile di Terni Daniele Moroni e per l’ex direttore dello stabilimento, Raffaele Salerno, 6 anni e 8 mesi per il responsabile della sicurezza Cosimo Cafueri.
Oggi la sentenza della Cassazione che rende definitive le pene.
“Prendiamo atto con rispetto del dispositivo della sentenza”. A caldo la prima reazione ufficiale della multinazionale tedesca. “I tribunali italiani hanno dovuto affrontare il difficile compito di valutare penalmente il tragico incidente di Torino e le sue terribili conseguenze per i nostri collaboratori e i loro famigliari. Esprimiamo – è scritto in una nota dell’azienda – il nostro cordoglio alle vittime e alle loro famiglie. ThyssenKrupp è profondamente addolorata che in uno dei suoi stabilimenti si sia verificato un incidente così tragico. Faremo il possibile affinché tale disgrazia non accada mai più”.