Di Chiara Furiani
Sarà che i Police mancano tanto, troppo, e riascoltare la loro musica, anche solo in una veste così diversa da quella consueta, è parsa una manna dal cielo.
Sarà che nei loro brani, in quell’elettrizzante mix di rock e reggae, si intravedeva già, in nuce, la stratificata capacità di scrittura di Mr Gordon Sumner, aka Sting – riconoscibile solo col senno di poi, naturalmente, ché i successivi sviluppi del nostro erano di là da venire.
Sta di fatto che, ciò che è avvenuto ieri sera a Pg, l’incontro tra la scrittura “policiana” e le sonorità orchestrali, in sé un ossimoro, invece ha dato luce a uno dei concerti fin qui più esaltanti di UJ 2023.
A riportare sulla scena, pur se rielaborate in questa inusuale chiave, le indimenticabili hit della iconica band ci ha pensato Stewart Copeland, batterista e unico americano del mitico trio nato e cresciuto a Londra, ibridato con questo “American man in the UK”, tanto per parafrasare il famoso brano di Sting.
Quella che poteva rivelarsi come una vera pacchianata, si è dimostrata essere in realtà un’impresa splendidamente riuscita.
Message in a bottle, Walking on the moon, Every breath you take…non mancava nessuno dei capolavori che tutti conosciamo.
E visto che il sapore dell’operazione era anche vagamente jazz – ma non solo – non poteva mancare la misconosciuta, ma splendida, Murder by numbers, in cui Sting lasciava già intravedere la sua propensione per le sonorità afroamericane.
Ad impreziosire il tutto 3 vocalist bravissime, che hanno dato un’impronta decisamente black alle note melodie, ma soprattutto la vulcanica verve di Copeland, vero trascinatore, in forma smagliante.
A chiudere la serata in bellezza ci ha pensato una band stratosferica, senza tema di smentita la cosa più sorprendente ascoltata quest’anno a Perugia.
Mwenso and the Shakes, collettivo di base a New York, è una creatura sonora polimorfa e stralunata, un blend tra i Funkadelic, Sly and the Family Stone e Frank Zappa.
Strutture complesse, articolatissime, imprevedibili, groove a mille.
Potente anche l’impatto visivo, con il carismatico leader Mwenso in tutina stretch stile Borat e la bravissima danzatrice afro, che con le sue ostentate curve è un vero inno alla body positivity.
La band si esibisce tutti i giorni ai Giardini Carducci, a ingresso gratuito.
Sarebbe un sacrilegio perderseli.
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