Il Procuratore Generale dell’Umbria Sergio Sottani in risposta alla richiesta del Presidente della Commissione Giustizia della Camera, Ciro Maschio, il cui Ufficio in questi giorni sta acquisendo elementi conoscitivi sull’applicazione del reato previsto dall’art. 323 del Codice penale, ha comunicato i dati del distretto umbro sui procedimenti penali in materia di abuso d’ufficio e di traffico di influenze illecite, riferiti agli ultimi cinque anni.
Il pacchetto di provvedimenti previsto dalla riforma della giustizia elaborato dal ministro Carlo Nordio prevede infatti l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la modifica del reato di traffico di influenze illecite, la riforma delle intercettazioni, l’intervento sulle misure cautelari, la limitazione del potere di appello del pubblico ministero.
“La raccolta di questi elementi – scrive il Procuratore – ha permesso di fare un’analisi approfondita della situazione del distretto umbro, fornendo una lettura della situazione regionale che va oltre il dato numerico in senso stretto. È emerso in particolare che l’impulso ai procedimenti penali, che hanno per oggetto il reato di abuso d’ufficio, proviene da esposti da parte di persone singole od associate, le cui indagini non di rado fanno emergere fenomeni di malaffare, se non di vera e propria corruzione nella pubblica amministrazione.
Raramente nell’esposto originario vengono immediatamente denunciati fatti di concussione o di corruzione, in quanto non sono di facile, immediata percezione, per cui la contestazione originaria della fattispecie di abuso d’ufficio si rivela un prezioso grimaldello per scoprire reati di maggiore gravità.
Il dato numerico fornito al Presidente della Commissione Giustizia della Camera confuta la “scarsa utilità” della citata fattispecie delittuosa in quanto:
- rappresenta l’occasione di importanti approfondimenti sull’attività amministrativa e sulla legittimità della stessa;
- è un classico reato “spia”, sia nel senso che può essere una sorta di alert di fatti illeciti penali più rilevanti (quali la corruzione, il falso ideologico, le turbative d’asta etc.), sia nel senso che le indagini avviate per verificare la legittimità dell’azione amministrativa e di eventuali comportamenti “abusivi” possono poi consentire di far emergere elementi indiziari delle già citate più gravi ipotesi di reato;
- la previsione normativa in esame non cagiona l’effetto indiretto di paralizzare l’ordinaria attività amministrativa, poiché il numero estremamente modesto di procedimenti iscritti nel distretto per il reato di abuso di ufficio, peraltro la maggior parte a carico di magistrati, conferma un non indiscriminato ed eccessivo ricorso a tale figura delittuosa.
In definitiva – conclude il Procuratore – l’esistenza di una norma penale a presidio dell’”uso” legittimo delle funzioni di ufficio, pur con tutte le tipizzazioni ritenute necessarie, appare indispensabile quale forma di tutela della cittadinanza con il corrispondente dovere dell’azione amministrativa del rispetto della legalità, del buon andamento e dell’imparzialità”.
Il Procuratore Generale ritiene, pertanto che “l’abrogazione tout court delle fattispecie delittuose in esame possa avere quale grave effetto quello di far venir meno gli impulsi all’azione penale nei confronti di alcuni reati che non sono quasi mai, come avviene con la corruzione, oggetto di specifiche denunce”.