Il 2023 è stato un anno difficile per l’acciaio inox europeo, e anche italiano: si è registrato un forte calo di produzione, commercio estero e domanda. Per il 2024, l’associazione Worldstainless si aspetta un consumo europeo in crescita dello 0,7%, con i prodotti piani a freddo in crescita dell’1%, i lunghi dell’1,2% e i laminati a caldo in calo dello 0,4%.
È quanto è emerso nel webinar che siderweb ha tenuto questa mattina, dal titolo “Inox: le attese per il 2024”.
Nei primi 9 mesi del 2023 (ultimo dato disponibile, fonte Worldstainless), la produzione mondiale di acciaio inossidabile è stata di 42,6 milioni di tonnellate (+2,5% tendenziale). «Se guardiamo nel dettaglio, però – ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari – scopriremo un mondo diviso in due: da una parte la Cina, che cresce del 13,4% rispetto al 2022, producendo oltre 3 milioni di tonnellate in più rispetto all’anno scorso; dall’altra parte il resto del mondo, che cede circa 2 milioni di tonnellate». In particolare, l’Europa con -8% perde 338mila tonnellate.
L’Italia, ha sottolineato Ferrari, è il principale acquirente europeo di acciaio dai Paesi extra Ue, con una quota di mercato del 31,3%. Anche all’export è protagonista l’Italia, con vendite pari a circa il 20% del totale europeo, davanti a Germania, Belgio, Olanda e Spagna (le quote non includono i tubi in acciaio inox; diversamente, sarebbero più elevate).
Quanto ai prezzi, come per tutti i metalli per il comparto dell’acciaio inox si configura un primo semestre 2024 di assestamento, in un corridoio tra i minimi e i massimi registrati nella seconda metà del 2023. A spiegarlo, nella propria analisi, è stato Achille Fornasini, analista di siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia.
Elencando le variabili critiche che potranno influenzare i mercati, Fornasini ha citato i noli marittimi e il costo dell’energia. Il World Contanier Index ha guadagnato il 181% rispetto a fine 2023; il +393% la rotta Shanghai-Rotterdam e il +367% Shanghai-Genova. In controtendenza il Baltic Dry Index, in fase discendente per il calo degli acquisti cinesi di minerale di ferro dall’Australia. Quanto all’energia, Fornasini ha ricordato il perdurante divario tra il costo nazionale e la media di altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania. «Temo che, dopo un ribasso verso i minimi di giugno, il caso Houthi possa incidere anche qui, portando a nuovi rialzi» ha concluso Fornasini.
GLI OPERATORI
Mattia Sala, direttore commerciale di Arvedi AST, ha dichiarato: «Il 2024 è iniziato nel segno della cautela, con acquisti di piccola entità ma continuativi, in attesa che la congiuntura internazionale dia segnali di ripresa più robusti. Vedo, quindi, un primo trimestre che potrebbe rappresentare una prosecuzione della tendenza del 2023, per poi assistere a un cambio di passo nel corso della primavera. Il settore delle costruzioni dovrebbe salire del 4% e anche la domanda di automotive e meccanica dovrebbe crescere. In questo contesto, i prezzi resteranno sotto pressione in maniera temporanea nella prima parte dell’anno. Bisogna fare attenzione soprattutto alla riduzione del delta tra il prezzo del rottame e dei prodotti finiti, per salvaguardare la marginalità». Quanto ad Acciai Speciali Terni, ha spiegato il direttore commerciale, «investiremo in un nuovo forno di riscaldo walking beam per bramme, predisposto per l’impiego di idrogeno anche al 100%. A questo si aggiunge l’investimento in corso sul nuovo laminatoio con decapaggio, che ci permetterà di aumentare la produzione di laminato a freddo, dal momento che, a parità di volumi commercializzati, il nostro obiettivo è aumentare il valore della produzione. E sullo sfondo resta la volontà di tornare a produrre acciaio magnetico in AST».
Alessandro Bettuzzi, amministratore delegato di Oiki e coordinatore della Sezione Centri Servizio Inox di Assofermet, ha spiegato che nel 2023 si è assistito «a una domanda intermittente, che è la peggior nemica della distribuzione». Dopo il biennio 2021-2022 e il ritorno a un ciclo “normale” dal punto di vista della domanda per i centri servizio, «sono riemerse tutte le criticità e una latitanza della domanda senza precedenti. Secondo una ricerca condotta da SMR, in Europa spariranno cica 400mila tonnellate di consumo nel 2024, da aggiungere a quanto già perso nel 2023. Per far sì che il prezzo dell’acciaio inox rimanga stabile, serve una riduzione della produzione europea. Questo per un unico motivo: manca la domanda». «Ciclicamente, al termine di periodi di grande speculazione – ha spiegato Bettuzzi -, abbiamo assistito a un riassestamento, con una normalizzazione dei valori e dei prezzi, che tuttavia restano a un livello medio-basso. Questo non ci dà grande fiducia in vista del 2024. Oggi, infatti, ai distributori risulta molto difficile creare margine, perché il prezzo di vendita non rispecchia quello di acquisto. Per le aziende del comparto significa trovarsi fuori mercato».