Mancanza di commesse determinate dal blocco della componentistica in Cina. I frutti avvelenati del coronavirus sono sbarcati a Nera Montoro, all’Alcantara, dove sono stati licenziati 32 lavoratori che avevano un contratto a tempo determinato. Per altri venticinque nelle stesse situazioni invece il contratto si è miracolosamente trasformato a tempo indeterminato. I primi dovranno lasciare la fabbrica alla scadenza dei loro contratti. Questo è quanto potrebbe verificarsi una volta che la pandemia sarà passata. Intanto la riunione che ha deciso l’alleggerimento del personale si è svolta oggi pomeriggio tra i sindacalisti, attestati alla Associazione Industriali di Terni, delegazione ridotta all’osso, e i dirigenti a Milano, collegati in videoconferenza. Ai licenziati viene però data una speranza: saranno messi in “frigidaire” e richiamati semmai la produzione dovesse riprendere. Che ad onor del vero qualche volta è anche accaduto. Lo spiega bene però Marianna Formica della Filctem Cgil: “I trentadue lavoratori saranno inseriti nel così detto “bacino di pertinenza”, già avanzato dalla nostra Organizzazione Sindacale durante l’incontro in cui si era deciso di procedere con un accordo di prossimità, per essere richiamati nel momento in cui ci sarà una ripresa. Con grande rammarico abbiamo appreso che il calo di commesse e di produzione, in particolare legato al mercato dell’automotive, rende necessario lo stop momentaneo di questi contratti”.
Colpa del coronavirus, il cui contagio è argomento primario anche in fabbrica. La riunione ha anche affrontato la problematica, messa sul tavolo dalla Cgil,, della organizzazione del lavoro che saranno affrontate domani mattina dalle Rsu. Dice ancora Formica: “Ci aspetteremmo dalla più grande azienda chimica del nostro territorio un segnale che sia in controtendenza con quanto sta accadendo ad oggi nella provincia e nell’azienda stessa; ci aspetteremmo che si iniziasse a dare indicazione di rimanere a casa perché la salute è la cosa più importante, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione a partire dagli ammortizzatori sociali (ci auguriamo presto fruibili) anche arrivando a chiudere le fabbriche e contrastare in maniera reale la pandemia a cui stiamo assistendo”.