Non era ancora stata scritta un’opera organica sui due pozzi monumentali di Orvieto, uniti tra loro dalle vicende che legarono la città a papa Clemente VII e all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane.
Il Pozzo della Rocca, conosciuto come Pozzo di San Patrizio, realizzato sul lato est della rupe a ridosso della fortezza papale, è considerato da secoli uno dei capolavori del Rinascimento.
Ben altra sorte ha avuto il Pozzo della Cava, nel cuore antico del quartiere medievale, sul versante ovest di Orvieto, di cui si erano perse le tracce fino al ritrovamento fortuito del dicembre del 1984.
Da una parte un’opera ingegneristica colossale che, assieme al Duomo, rappresenta Orvieto nel mondo, dall’altra una struttura che affonda le proprie origini in uno scavo etrusco di duemila anni prima e che non ha mancato di rivelare storie sorprendenti.
A questi queste due straordinari esempi dell’ingegno umano è dedicato il volume “Il Pozzo di San Patrizio e il Pozzo della Cava” che espone un parallelismo tra le due opere, in un libro particolarente ricco di immagini realizzata dalla nota fotografia Maria Giulia La Rosa, con testi di Marco Sciarra e Claudio Lattanzi.
Da un lato il monumento che ha legato il suo nome al celeberrimo santo irlandese e alla sua leggendaria grotta, dall’altro un singolare doppio pozzo inserito in un complesso ipogeo di nove grotte ricche di ritrovamenti etruschi, medievali e rinascimentali. Due strutture imponenti con storie incredibili che spaziano dal sacco di Roma alla guerra di Castro, dalla medaglia di Benvenuto Cellini ai lustri di mastro Giorgio da Gubbio, dalle vicende del cardinale Egidio Albornoz alle lotte fratricide tra Monaldeschi e Filippeschi.