Per il Movimento Cinque Stelle di Terni e di Amelia, il problema dell’acquedotto amerino, che rifornisce sia l’amerino che una parte del narnese sta diventando insuperabile. Un problema strettamente collegato, come nel 1993, all’inquinamento della Conca Ternana: in quell’anno furono bloccati tutti i pozzi e arrivarono le autobotti sia a Narni che a Terni che ad Amelia. Terni superò il problema con l’allacciamento alla sorgente di Pacce. Gli altri comuni rimasero invece legati alla qualità delle acque della Conca Ternana.
E così i due consiglieri comunali di Amelia, Romano Banella e Gianfranco Chieruzzi hanno rifatto la storia con una nota: “Il razionamento idrico non è del tutto ipotetico è vicino Avevamo lanciato l’allarme in un comunicato congiunto a firma De Luca/Banella (M5S Terni ed Amelia) in data 7 marzo 2017, riguardo il preoccupante perdurare del superamento della soglia di contaminazione nelle acque potabili emunte dai pozzi di Cerasola in località Maratta Alta che riforniscono i comuni dell’amerino e parte del comprensorio del Comune di Narni; 3 giorni dopo il Presidente della SII Stefano Puliti ed il Direttore Generale Paolo Rueca, affermavano di essere a conoscenza del fenomeno da tempo e che “L’ acqua che bevono i cittadini è pulita e sicura, grazie agli interventi fatti e che faremo nel prossimo futuro installando nuovi filtri a Cerasola.”
Da allora c’è stato un rimpallo di responsabilità tra Enti, Comuni, Aziende, Regione e Provincia, che non ha portato nulla in concreto, ma la situazione è notevolmente peggiorata a tal punto che, mentre a gennaio 2017 il superamento dei limiti di contaminazione previsti dal D. Lgs 31/2001 (10 mg/l) si verificava solamente in un pozzo, “a partire da giugno si è registrato un aumento significativo della concentrazione di tetracloroetilene tanto che la media delle concentrazioni supera per la prima volta il limite del D. Lgs 31/01 e all’uscita di Morellino si raggiunge il valore di 7,75 mg/l, molto vicino a tale limite”, come indicato da Vilma Medori e Sonia Bertocco, rispettivamente Direttore Tecnico e A. D. di AMAN s.c.p.a., in una nota indirizzata ai vertici della SII in data 4 luglio 2017; tale preoccupazione viene ribadita in un successivo scritto del 7 luglio degli stessi vertici AMAN s.c.p.a. ed indirizzato sempre ai vertici della SII, nel quale si specifica che la criticità della soglia di contaminazione riguarda nel mese di giugno ben 6 pozzi sui 9 dai quali l’acqua viene prelevata, con il pozzo n° 9 che presenta valori altissimi e che di conseguenza ” va comunque valutata l’opportunità di fermare il pozzo n° 9 e la contestuale limitazione dell’erogazione idrica nei comuni serviti dal sistema amerino in alcune ore del giorno”.
Sembra quindi palese che la situazione sia gravemente peggiorata e che la potabilizzazione dell’acqua che esce dai nostri rubinetti sia esposta a serio rischio ; ad oggi non è stata stanziata nessuna somma di denaro per lo studio dei fenomeni di tale inquinamento, tanto meno ovviamente per la risoluzione; non solo, ma ancora non è chiaro chi e come debba intervenire!
Ad oggi non si è nemmeno provveduto a dotare i pozzi di Cerasola di impianti di potabilizzazione promessi 5 mesi or sono; tutto ciò stride fortemente con la solerzia con la quale si è voluto realizzare l’acquedotto Terria-Pentima, costato quasi 18 milioni di euro, sull’utilità del quale si nutrono forti dubbi, considerata la scarsa portata d’acqua che può vantare…
A distanza di cinque mesi, ribadiamo le stesse parole utilizzate nel comunicato da noi diffuso in data 7 marzo:
Ad oggi non abbiamo notizia di programmazione di interventi o di richieste di fondi al Ministero volti a sanare questa situazione. Si continua a perdere tempo, monitorando, senza adottare soluzioni per individuare gli inquinatori e senza iniziare immediatamente le operazioni di bonifica dell’acquifero sotterraneo.