Ai politici umbri, ma in genere a tutti, piacciono le inaugurazioni, le divise militari, anche quelle della Croce Rossa. C’è da dire che fanno sempre un certo effetto: schiocco di tacchi, inno d’Italia e molte altre cose. Belle, bellissime, che inorgogliscono un po’. E forse proprio questo sentimento è alla base del nuovo ospedale da campo ternano della Croce Rossa Italiana, che non vedeva l’ora di collaborare. Certo, l’eccezionalità del momento, contagiati, morti, paura hanno consigliato di agire e insomma, un bell’ospedale non si nega a nessuno, nemmeno alla Banca d’Italia, filiale di Perugia, figurarsi alla Cri.
Rimane comunque da capire una cosa: ma se ben due strutture sanitarie sono state smantellate in questi giorni, Narni e Amelia, solo per il momento a detta della Regione, perché al posto di quello militare/crocerossino non ci si è adoperato proprie in quelle? Si può dire: “E allora come facevamo col taglio del nastro?”.
Sembra, ma forse qualche altra ragione ben valida dietro c’è, che sia stata proprio l’ansia della inaugurazione a consigliare l’ospedale della Croce Rossa anziché dirottare i malati semplicemente a Narni o Amelia per le operazioni covid? Perché la Croce Rossa mica ci ha portato pure i medici, gli anestesisti, quelli che operano sull’emergenza: loro si sono limitati ad operazioni di routine, che in altri ospedali svolgono quelli “concorrenti” del Cisom, insomma dell’Ordine di Malta. C’è l’emergenza, è vero, e tutto si può scusare, anche la disorganizzazione. Ma vuoi mettere? L’inno d’Italia, l’ispezione alla struttura, ha tutto un altro vedere rispetto ad ospedali strutturati e funzionanti. Ma vuoi mettere la bandiera?….