Dopo la decisione dell’azienda ospedaliera Sanata Maria di Terni di proseguire nell’intento di realizzare una struttura denominata culla per la vita in un locale di ATER già a disposizione dell’azienda stessa in via Linda Malnati, si susseguono le polemiche.
Secondo il coordinamento delle donne della Cgil di Terni, “l’unica priorità da perseguire è la piena applicazione della legge 194.
“È inconcepibile – scrive in una nota il coordinamento – che da luglio 2020 nell’ospedale di Terni sia fermo il servizio di Interruzione Volontaria della Gravidanza ed è chiaro che non c’è nemmeno alcuna fretta di ripristinarlo, dato che il direttore della nostra azienda ospedaliera, Pasquale Chiarelli, afferma che ci sono ‘altre priorità, come la culla per la vita’”.
“No, caro direttore – scrive ancora il coordinamento donne della Cgil di Terni – la priorità è applicare le norme della nostra Repubblica, come la 194, che già prevedono tra l’altro la possibilità di partorire in totale anonimato. Chiediamo dunque che venga ripristinato quanto prima il servizio di IVG nel nostro ospedale, sia attraverso intervento chirurgico, che attraverso la somministrazione della Ru 486, per l’aborto farmacologico”.
“In Umbria non vi è alcuna attenzione ai temi della salute delle donne.
Mentre l’Europa chiede all’Italia di rafforzare la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi, qui si vorrebbero mettere in discussione le conquiste ottenute dalle donne con le leggi degli anni ’70 sulla tutela della gravidanza ed interruzione volontaria della gravidanza- IVG.
Le aziende ospedaliere umbre non ottemperano i LEA (livelli elementari di assistenza) in Gravidanza quindi, a differenza delle regioni limitrofe, in Umbria gli esami prenatali genetici (BI TEST, DNATest) ed i tamponi obbligatori a termine di gravidanza (se mai riuscirete a trovare posto in una strutture pubblica!) sono a pagamento”.
A sostenerlo è la Rete Umbra per l’autodeterminazione in relazione alla Culla per la vita dell’azienda ospedaliera di Terni.
“Solo in 4 Regioni, Puglia, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana la contraccezione è gratuita, in Umbria come nelle altre regioni italiane, anche se l’art. 4 della L.405/75 recita: “L’onere delle prescrizioni di prodotti farmaceutici va a carico dell’ente o del servizio cui compete l’assistenza sanitaria. Le altre prestazioni previste dal servizio istituito con la presente legge sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano (STP!)” la contraccezione la paghiamo.
Per quanto riguarda l’aborto chirurgico e medico, in Umbria, si praticano a macchia di leopardo: all’Ospedale di Perugia, chirurgico sì e medico no, e a Terni dal 2020 né l’uno né l’altro. Questi sono due ospedali sedi di formazione universitaria che però nulla insegnano sulla pratica dell’aborto e neanche, ad esempio, sull’introduzione di spirali. La formazione dei ginecologi e delle ginecologhe umbre sarà carente sotto questi profili e dopo 5 anni completeranno un ciclo di studi universitari senza aver mai aver imparato a mettere una spirale!
Poche sono le sedi ospedaliere che praticano IVG medica: Narni, Orvieto, Foligno, Città di Castello, Umbertide, Branca e Pantalla. Nel Dicembre 2020 l’Umbria ha recepito le linee di indirizzo ministeriali sull’aborto medico, contemplando il day hospital e l’uso della RU486 fino a 9 settimane di gestazione, ma nessuna somministrazione è prevista nei Consultori e di fatto nemmeno nei due più grandi Ospedali della regione.
Stando così le cose, il Direttore dell’Ospedale di Terni, messo di fronte alle criticità e al fatto che da due anni non riesce a garantire l’aborto né medico né chirurgico, replica dicendo che presto arriverà la CULLA TERMICA per l’abbandono dei figli indesiderati, una “rota 2021” moderna e ben scaldata.
Lo sa il direttore che esiste la legge sulla possibilità di partorire in sicurezza e in anonimato in ospedale? Non è al corrente che analoghe “rote” costruite a Perugia e a Città di Castello non hanno mai accolto alcun neonato in più di 5 anni?
Non sanno che le donne comprano in rete i farmaci per abortire se lo stato non dà loro risposte?
Quante spirali si potrebbero comprare e quanti consultori si potrebbero far funzionare meglio con i soldi spesi per le culle per la vita?
Il Comune di TERNI ha già stanziato i fondi per la ROTA TERNANA. Noi abbiamo già preparato gli striscioni e siamo pronte a tornare in piazza per i nostri diritti, già sanciti dalla L. 194/78, che all’art. 9 comma 4 recita: ” Gli ospedali sono tenuti a fornire l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste … La Regione ne controlla e garantisce l’attuazione”