Non solo informazione ma soprattutto partecipazione. Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria e di Terni lo chiedono a gran voce alla Regione, che sta gestendo la partita dell’area di crisi complessa Terni-Narni, invocando un cambio di passo. Per questo hanno sottoscritto un documento unitario inviato all’assessore alle Politiche industriali dell’Umbria Fabio Paparelli. “Il perimetro definito dell’area di crisi complessa ha bisogno di un protagonismo e una convinta partecipazione in primo luogo delle Associazioni datoriali tutte” hanno sottolineato all’unisono i segretari di Cgil, Cisl e Uil di Terni e dell’Umbria Attilio Romanelli, Riccardo Marcelli, Gino Venturi, Vincenzo Sgalla e Ulderico Sbarra.
Negli ultimi 30 anni Terni è passata da 15 mila a 6.800 addetti nel manifatturiero, Narni da 4 mila a 2 mila, una tendenza che vede arretrare questi territori sempre più verso le performance economiche delle regioni meridionali. È quindi necessaria una mappatura del territorio per capire lo stato dell’arte delle imprese, conoscere domande e offerte nei tre comparti individuati per l’area di crisi: siderurgia, chimica verde e agroalimentare. Importante è la verticalizzazione delle produzioni, anche perché esperienze di rilievo di questo genere non ci sono. Cgil, Cisl e Uil chiedono che gli atti in indirizzo siano chiari nella definizione delle potenzialità attrattive del territorio e siano caratterizzati dalla celerità nei processi decisionali, c’è l’esigenza di un testo Smart in grado di “esprimere una proposta chiara che sia facilmente comprensibile dagli imprenditori, soprattutto se tra gli obiettivi c’è l’intenzione di attrarne da fuori regione”. Altro punto decisivo secondo i sindacati è l’ambiente dove si debbono fare scelte coraggiose, interventi autorevoli e tra questi il completamento della piattaforma logistica, cuore di un nuovo sistema di mobilità e un rapido piano di recupero di aree sedi di attività industriali dismesse, un degrado che va bloccato.
Con spirito collaborativo, quindi, i sindacati intendono contribuire alla costruzione di una nuova stagione industriale partecipando alle scelte che dovranno rendere concreto lo strumento dell’area di crisi complessa.