In una lunga intervista rilasciata a Repubblica, in edicola oggi, l’amministratore delegato del gruppo Arvedi (e di Ast) Mario Caldonazzo parla anche dell’importante impegno sul sito di Terni: “Tra deal e investimenti – ha detto – abbiamo messo 1,5 miliardi su Terni, 400 milioni solo per riavviare la produzione del lamierino magnetico, simbolo della transizione sostenibile. Basti pensare all’impiego nell’auto elettrica”.
Come si sa, dopo Pasqua, è attesa la convocazione di un tavolo al Mise su Ast. “Ci attendiamo un accordo di programma – ha detto Caldonazzo – che coniughi sviluppo industriale e sostenibilità, aspetti infrastrutturali e sociali e che individui una soluzione per alimentare Ast con energia da fonti rinnovabili – idroelettrica – per la produzione di idrogeno verde, necessario alla decarbonizzazione dell’impianto e disponibile per i progetti del comune di Terni e della Regione. Il progetto – ha aggiunto l’AD di Ast – deve essere parte del Pnrr. Ast è un asset strategico, governo, enti locali, sindacati e partner industriali devono collaborare a un piano che porti al paradigma europeo della produzione di acciaio inox e magnetico sostenibile. In nessun altro contesto si può realizzare un progetto così”.
Più in generale, in un contesto reso ancora più difficile dalla guerra Russo-Ucraina, Caldonazzo non nasconde una certa preoccupazione.
“Nel breve – ha affermato – registriamo solo un calo dei margini perché il mercato dell’acciaio è in crescita e i clienti stanno comprando ma se i fattori inflattivi su energia e materie prime rimangono a certi livelli, entro l’estate la domanda potrebbe crollare. Inflazione e discontinuità delle forniture minacciano l’intero sistema manifatturiero. I prezzi di gas ed elettricità si sono stabilizzati su livelli insostenibili e, nel nostro caso, c’è l’interruzione del flusso di materie prime da Russia e Ucraina di ghisa e preridotto”.
Ad una domanda specifica se il gruppo Arvedi fornisce acciaio per la produzione delle armi Caldonazzo ha risposto: “No , la crescita della spesa militare non ha impatto sulla nostra attività”.