E’ da dichiarare “inammissibile” il ricorso presentato dal costruttore Edoardo Longarini contro la sentenza della Cassazione che il 10 dicembre 2015 aveva annullato l’arbitrato con il quale all’imprenditore la Corte di Appello di Roma, nel luglio 2014, aveva riconosciuto il diritto ad essere risarcito con quasi due miliardi di euro per la mancata realizzazione, dovuta ad assenza di finanziamento statale, di opere pubbliche nell’ambito del piano di ricostruzione di Ancona.
E’ questa la richiesta formulata stamani, davanti ai giudici della Sesta sezione civile della Suprema Corte, dall’Avvocatura dello Stato che difende il Ministero delle Infrastrutture citato in causa da Longarini che con questa mossa gioca l’ultima carta per riavere la colossale cifra risarcitoria.
Nel 2015, la Suprema Corte aveva accolto il ricorso dell’Avvocatura dello Stato che oltre a contestare l’esito dell’arbitrato che aveva dato ragione al costruttore, aveva messo in evidenza che se il Ministero delle infrastrutture avesse dovuto pagare un indennizzo del genere inevitabilmente si dovrebbe rinunciare a finanziare altre opere con la perdita di 40 mila posti di lavoro. In seguito a questo mega contenzioso, la Banca d’Italia ha dovuto accantonare 821 milioni di euro a parziale garanzia del ‘credito’ di Longarini, costruttore che iniziò la sua attività nel 1956 e che fu sempre molto legato alla Democrazia Cristiana.
Oltre ad essere il titolare dell’Adriatica Costruzioni, attuale proprietario della Ternana Calcio , Longarini aveva portato avanti anche interessi nell’editoria con il progetto delle Gazzette, poi fallito. Nel calderone del risarcimento da 1,9 miliardi di euro c’è anche la debacle editoriale. Nel conteggio ci sono pure 16 mila euro di interessi al giorno.
La discussione questa mattina si è svolta davanti alla prima sottosezione della Sesta sezione civile, nell’aula Sgroi: oggetto della richiesta dei legali di Longarini è stata la “revocazione” del verdetto emesso nel 2015 dalla Terza sezione civile della Cassazione. Per conoscere la decisione del ricorso discusso stamani, si deve attendere la pubblicazione della sentenza e ci vorranno alcune settimane.
Il collegio era presieduto da Vittorio Ragonesi, Giacinto Bisogni, Carlo De Chiara, Maria Acierno, e Magda Cristiano che è la relatrice della causa, incaricata anche di scrivere le motivazioni.
Alla Sesta sezione civile sono assegnati i ricorsi che sono già ritenuti inammissibili in base a un primo lavoro di ‘filtro’ affidato ai magistrati dello spoglio e generalmente vengono discussi in udienza, a porte chiuse, senza nemmeno la presenza del rappresentante della Procura generale, come è avvenuto per il caso del ricorso di Longarini.
La Sesta sezione civile è stata creata recentemente proprio per velocizzare il lavoro degli ‘ermellini’ e liberare le pubbliche udienze dal carico dei ricorsi che già a una prima lettura degli atti non appaiono fondati. Longarini nel 2003, e’ stato condannato in via definitiva per corruzione, truffa e falso in atto pubblico in relazione alle opere per la ricostruzione di Macerata, un affare da 20 miliardi di lire.