La vicenda, molto triste, è stata resa nota ad una associazione del Trentino, la casa “Sebastiano”, da poco inaugurata. La struttura non è in grado di ospitare minori ed era stato chiesto loro aiuto da una assistente sociale di un’altra regione, per un bambino di 11 anni con diagnosi di autismo.
La motivazione di quella chiamata: “la famiglia non lo vuole più”. La vicenda è di questi giorni.
Ieri, l’Istituto Serafico di Assisi, attraverso la sua presidente, Francesca Di Maolo, si è offerto di ospitare il bambino. Ha lanciato “un appello alle Istituzioni per ribadire la completa disponibilità dell’Istituto ad accogliere e a prendersi cura del piccolo.”
«La notizia del bambino autistico di 11 anni rifiutato dalla famiglia – scrive la presidente Di Maolo – mi addolora profondamente e ci tengo a ribadire che il Serafico c’è ed è disponibile a prendere immediatamente in carico il bambino e a dare tutto il supporto necessario anche alla sua famiglia. Abbiamo già preso contatti con Casa “Sebastiano”, il Centro per l’autismo di Coredo che ha segnalato l’accaduto e non ci resta che attendere i provvedimenti che verranno presi dal Tribunale dei Minori, a cui è stato affidato il bimbo.
Qualsiasi sia la motivazione che ha spinto questi genitori ad agire così, è doveroso ricordare che abbiamo davanti agli occhi una storia tragica, che non spetta a nessuno di noi giudicare. Di situazioni di disperazione e solitudine ne conosciamo purtroppo tante, al Serafico arrivano famiglie distrutte, i cui sguardi lasciano trapelare sconforto e rassegnazione, che tradiscono non solo le ferite dell’anima, ma anche quelle del corpo, specie quando i loro figli soffrono di gravi disturbi del comportamento. Ogni storia è completamente diversa, a cominciare dalle cause della presa in carico. Fra i nostri piccoli ospiti ci sono bambini in affido al Tribunale dei Minori, oppure ragazzi che sono diventati maggiorenni senza aver mai avuto l’occasione di trovare una famiglia disponibile all’affido o all’adozione. Ci sono poi bambini che hanno perso i propri genitori in situazioni tragiche, ma non mancano i figli di genitori straordinari, che ci insegnano tutti i giorni a non arrenderci mai.
Questo episodio deve esortare tutti – scrive ancora la presidente Di Maolo – ad impegnarsi in modo concreto ed immediato, perché essere genitori di bambini con disabilità significa essere l’unico tramite tra loro e il mondo esterno, farsi portavoce presso le Istituzioni e l’opinione pubblica di ferme richieste di attenzione a bisogni unici, di esigibilità di diritti spesso negati. È dunque necessario che lo Stato intervenga, assumendosi le proprie responsabilità.
Le famiglie di questi ragazzi con disabilità vengono percepite come un costo, come una voce a carico delle risorse pubbliche. Ma si tratta di una prospettiva totalmente sbagliata. La famiglia, e ancora di più la famiglia colpita dalla malattia, dalla disabilità, o da altre problematiche è una risorsa strategica per lo sviluppo, perché la famiglia è capace di intraprendere, di patrimonializzare, di risparmiare, ma anche di curare, di assistere e di sostenere. La burocrazia, i limiti di spesa, i continui tagli nella sfera della salute e della cura e un welfare ormai obsoleto che continua ad erogare prestazioni standard verso risorse standard, ci stanno facendo perdere di vista la grandezza della vita. Dobbiamo uscire dalla visione assistenzialistica. Prendersi cura della vita più fragile è quanto di più generativo e prezioso che una società possa fare, perché la fragilità e il limite fanno parte dell’uomo e una società che li esclude è disumana, irragionevole e condannata all’infelicità.”
Sono 150 i ragazzi che l’istituto Serafico di Assisi cura e assiste ogni giorno.