Oggi 1 febbraio il Parlamento birmano avrebbe dovuto eleggere Presidente (consigliere di stato) il premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi e invece non sarà così perché i militari l’hanno tratta in arresto. L’accusa nei suoi confronti è di frode elettorale.
Va detto che nelle elezioni che si sono tenute a novembre il partito di Aung San Suu Kyi , Lega Nazionale per la Democrazia, ha stravinto ottenendo 258 deputati su un totale di 440. Insieme alla leader sarebbero stati arrestati altri esponenti del partito. Tutto somiglia molto a un golpe militare anche se non si hanno notizie precise in proposito. Fra l’altro il paese sembra essere piombato in un isolamento totale, non funzionerebbe o funzionerebbe solo a singhiozzo la rete Internet.
La giunta militare, lo ricordiamo, è stata al potere in Birmania per oltre 50 anni. Una debolissima democrazia ha visto la luce nel 2011 con le prime elezioni libere che decretarono il successo della Lega Nazionale per la Democrazia ma i militari hanno continuato ad esercitare il loro controllo disponendo loro stessi di ministeri importanti.
Grande esperto di cose orientali è il giornalista ternano Raimondo Bultrini che pochi giorni fa in un reportage su Repubblica metteva in guardia proprio sulla possibilità che i militari imponessero un colpo di stato.
“Il comandante generale dell’esercito Min Aung Hlaing – scriveva Bultrini – ha perfino accennato alla possibilità di un golpe se non dovesse essere garantito – ha detto – il ‘ruolo di leadership politica nazionale dei militari’ e l’impegno del governo a ‘proteggere razza e religione’, ovvero maggioranza Bamar e buddhismo. Per questo la Nobel della Pace, che al termine di questo mandato avrà 81 anni senza un successore, dovrà continuare a muoversi con i piedi di piombo come ha fatto finora”. Era stato pure troppo ottimista, San Suu Kyi è finita agli arresti, Min Aung Hlaing ha assunto i pieni poteri ufficializzando , di fatto, il colpo di stato. E’ stato proclamato lo stato di emergenza che durerà un anno.