Il massimo del minimo, come diceva quello, sarebbe un Cantamaggio ternano in cui sfilano carri di seconda mano, riciclati come arriva a proporre – si spera per provocazione – il presidente dell’Ente Cantamaggio, Omero Ferranti.
Non ci sono i sessantamila euro di contributo comunale per organizzare il tutto, annuncia l’assessore alla cultura e vicesindaco di Terni Andrea Giuli, per cui occorrerà ripartire da zero o non ripartire per niente. Ossia dalla frasca, il mandolino e il boccione del vino di Furio Miselli. Insomma una “merennata” e via. Ed anche questa si spera sia una provocazione.
Certo è che appare ormai indispensabile scegliere se e come rivitalizzare una manifestazione popolare che per certi versi mantiene intatto il proprio appeal. Nonostante tutto.
Finora la risposta alla richiesta che si sentiva nell’aria di un “cambia o muori” è stata quella di aumentare il numero delle iniziative: e così, alla sfilata dei carri si sono aggiunti i minicarri, le “gare” tra poesie in dialetto e tra canzoni, mostre. Tutte iniziative lodevoli, per carità. Ma che non sono riuscite a decollare perché tutte collegate ad un punto di partenza ormai asfittico, di un Cantamaggio che mette al centro di tutto il concetto del “Terni miu ‘ndo si jitu”. Un richiamo non tanto alle tradizioni ma alla conservazione, al quant’era bello quello che c’era prima, all’era meglio quand’era peggio.
Ma una festa tradizionale è forse davvero tale se sviluppa le proprie radici, se utilizzandole come un ancoraggio alla tradizione fa sì che poi la pianta cresca, rigogliosa, dalla chioma fitta, con rami e foglie di fresca nascita. Per capirsi: se dà spazio alle novità, se fa sì che tante energie artistico-culturali ternane, vere non di studiosi improvvisati tanto spocchiosi quanto dilettanti. Serve l’apporto di coloro che qualche libro l’hanno letto davvero, che hanno fatto esperienze anche al fuori della conca e che possano aprire quella conca al mondo, prima di tutto arrampicandosi sulle montagne che stanno intorno per guardare, raccontare e far vedere cosa c’è al di là del crinale.
Invece? Chi non ricorda le polemiche aspre e feroci che scoppiarono, ad esempio, quando arrivò il vento di novità portato da un intellettuale serio ed artista vero qual era Marcello Camorani?
Dopo di che, forse i soldi si troveranno, facendo leva sulle proprie forze andando a “vendere” un prodotto appetibile per gli sponsor senza limitarsi a tendere la mano per i contributi delle istituzioni pubbliche. E se i soldi saranno pochi si dovrà scegliere: se è la sfilata dei carri il momento clou si condensino tutte le energie sulla sfilata dei carri. Niente fresche frasche, per favore. E nemmeno carri riciclati.