Sale ancora il numero dei positivi all’interno del carcere di Terni, ora sono diventati 60 e 3 sono stati ricoverati nell’ospedale Santa Maria.
Lo riferisce il garante umbro dei detenuti, Stefano Anastasia che definisce la situazione “assolutamente eccezionale”.
“Numeri – aggiunge Anastasia – che non si erano mai verificati a livello nazionale neanche nella prima fase della pandemia.
La maggior parte dei detenuti è senza sintomi o con sintomi lievi “hanno l’assistenza necessaria del personale infermieristico che li controlla due volte al giorno”.
Secondo il garante la causa di così tanti casi di positività risiede nella “convivenza promiscua dei detenuti , in condizioni igieniche precarie. Quasi tutto l’istituto di Terni – aggiunge – non ha servizi igienici, in particolare le docce, nelle stanze. Anche in prospettiva il tema principale resta quello degli spazi, anche per poter adottare tutte le misure necessarie all’isolamento dei positivi”.
Una soluzione da adottare, secondo il garante, sarebbe quella di “sfollare dall’istituto i detenuti certamente negativi, dirottandoli su altre strutture, inoltre occorrono delle sezioni-filtro nell’ottica del rientro dei detenuti negativizzati”.
“C’è l’esigenza, infine, di comunicare, sia con i detenuti che con il personale, per informarli , orientarli e tranquillizzarli”.
Il Governo, per porre rimedio a una situazione che è critica in molti istituti di pena, ha approntato alcune misure al fine di diminuire il numero dei detenuti in carcere. Potrebbero andare ai domiciliari coloro che hanno un residuo di pena da scontare inferiore ai 18 mesi. L’accesso alla detenzione domiciliare è subordinata alla decisione del giudice e all’obbligo del braccialetto elettronico, con costi aggiuntivi per lo Stato. Sono previste , sempre al fine di contenere le occasioni di contagio, anche licenze più lunghe per i detenuti in semilibertà.