Dopo l’istituto di Spoleto per la chiusura dell’anno si è proseguito con la devastazione alla Casa Circondariale di Terni il 1 e il 2 gennaio 2025. Schegge impazzite che devastano la sezione accoglienza e isolamento, provano a sfondare l’infermeria e superando gli sbarramenti con forza inaudita entrano in competizione con la Sorveglianza Generale che come spesso succede si trova inerme per mancanza di personale e per assenze giustificate. Un tiro al bersaglio con armi bianche con rischio palese per due poliziotti penitenziari intervenuti a mani nude, incolumi solo per fortuna e per il caso.
L’arrivo del personale fuori servizio, del Direttore e della Comandante ha scongiurato il peggio nonostante il perdurare del soggetto che con grande forza continuava a distruggere di tutto, con l’estintore i vetri della biblioteca e a calci suppellettili della stanza ricreativa. Alcuni detenuti, e diremmo per fortuna, hanno contribuito a sedare gli animi e a pulire i disastri dell’indisciplinato. Danni ingenti e da quantificare che dovranno essere addebitati al recluso impavido. Il Garante regionale dei detenuti, Giuseppe Caforio, interviene sulla grave situazione dei penitenziari umbri, sovraffollati, vessati dal Provveditorato regionale Toscana-Umbria e abbandonati a loro stessi. Serve un intervento decisivo che colga anche le peculiarità del Sistema carcerario dell’Umbria, ormai destinazione e meta degli sfollamenti toscani, a giugno un detenuto italiano trasferito a Prato è tornato il 31 dicembre a Terni e si è reso subito promotore di insurrezioni in sezione.
Circa i 2/3 dei detenuti presenti nelle carceri umbre hanno commesso reati e sono stati condannati da Tribunali fuori dell’Umbria. Situazione ormai senza ritorno e come è semplice dedurre anche in base alle statistiche prima o poi potrebbe scapparci il morto. Terni è già a livello nazionale uno dei primi carceri per decessi di detenuti, ora il rischio è per tutto il personale non solo in divisa ma anche per gli operatori non più sicuri nel loro lavoro quotidiano e paradossalmente anche per i detenuti di buona volontà che spesso loro malgrado si trovano coinvolti in episodi di violenza inaudita promossa da facinorosi psichiatrici.