Il Consiglio dei Ministri che si è riunito ieri sera a Roma ha, tra gli altri provvedimenti adottati, impugnato la legge della regione dell’Umbria a sostegno dell’editoria locale.
LA MOTIVAZIONE
La legge della regione Umbria nr.11 del 4 dicembre 2018 recante “Norme in materia di sostegno alle imprese che operano nell’ambito dell’informazione locale” , in quanto una norma, escludendo dai finanziamenti previsti dalla legge le imprese i cui editori abbiano riportato condanna penale anche non definitiva viola il principio di non colpevolezza sancito dall’articolo 27 , secondo comma, della Costituzione e risulta invasiva della competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento penale riconosciuta dall’articolo 117 , seconda comma, lettera 1, della Costituzione.
La legge era stata approvata lo scorso dicembre ma proprio su questa contrastata norma c’erano state opinioni divergenti.
Il vice presidente della giunta regionale,Fabio Paparelli, aveva sostenuto che ” Il tema è fare in modo che se c’è un editore che ha commesso un reato contro la pubblica amministrazione che ha ottenuto una condanna in primo grado, ritengo che debba essere sospeso dal ricevere contributi pubblici fino al chiarimento della sua posizione.”
Non la pensava allo stesso modo il suo compagno di partito Eros Brega: “Altro elemento sul quale invito tutti ad una riflessione – aveva detto Brega – riguarda l’esclusione dal poter usufruire di risorse pubbliche da parte di soggetti che abbiano riportato condanna per reati contro la Pubblica amministrazione o per frode senza attendere la condanna definitiva”.
Sulla stessa lunghezza d’onda un altro esponente della maggioranza, Silvano Rometti: “Annuncio – aveva sostenuto – che sono d’accordo con l’emendamento secondo cui i principi stabiliti prendano in considerazione una SENTENZA DI CONDANNA SOLO QUANDO ESSA È DEFINITIVA”.
Sulla stessa posizione anche Roberto Morroni, di Forza Italia: ” IL PRINCIPIO DELLA PRESUNZIONE DI INNOCENZA FINO A SENTENZA DEFINITIVA È SACRO – aveva affermato durante il dibattito in consiglio regionale – non possiamo cedere su certi principi. Tutte le libertà sono solidali, se ne offendi una le offendi tutte”.
La legge fu approvata con i voti di tutti tranne i due dei consiglieri 5 stelle.
Le legge prevede risorse per il triennio 2018/2019/2020 pari a 780 mila euro.